Ferrari Dino 206 S/SP

Ferrari Dino 206 S/SP all’asta a Parigi con Bonhams

A volte le aste internazionali propongono dei pezzi davvero esclusivi, come la Ferrari Dino 206 S/SP messa in vendita da Bonhams a Parigi nella sessione “Les Grandes Marques du Monde au Grand Palais” del 6 febbraio prossimo. Si tratta dell’esemplare […]

A volte le aste internazionali propongono dei pezzi davvero esclusivi, come la Ferrari Dino 206 S/SP messa in vendita da Bonhams a Parigi nella sessione “Les Grandes Marques du Monde au Grand Palais” del 6 febbraio prossimo. Si tratta dell’esemplare con telaio n. 022, appartenuto a  Clemente Ravetto, Pietro lo Piccolo e alla Collezione Bardinon.

Questa variante, con specifica carrozzeria “barchetta”, ebbe un notevole successo nelle gare in salita di inizio anni settanta, grazie alla sua felice miscela di potenza e leggerezza. Il fortunato acquirente, se volesse riportarla all’aspetto classico di 330 P3 in scala, potrà rivolgersi al reparto Ferrari Classiche o ad uno dei restauratori specialisti più quotati al mondo, per ridarle l’immagine iniziale, sicuramente più sensuale.

Ferrari Dino 206 S/SP: la storia

Realizzata, come la sorella maggiore, dalla Carrozzeria Drogo, la Ferrari Dino 206 S/SP vanta come questa una linea sinuosa e coinvolgente, che emerge anche nell’esemplare di cui ci stiamo occupando, pur se in modo meno raffinato. La spinta fa capo a un motore di 2 litri, dotato della verve tipica delle opere di Maranello.

Questo V6 fu l’ultimo ad essere usato da un prototipo da corsa del “cavallino rampante”; poi si passò ad altri frazionamenti. In totale vennero realizzati 16 esemplari del modello, con una potenza cresciuta nel tempo dai 218 cavalli iniziali a quasi 240 cavalli. Questa riserva energetica, unita al peso di soli 580 chilogrammi, si traduceva in prestazioni di spessore, soprattutto nelle gare su strada, come le cronoscalate.

Ferrari Dino 206 S/SP

Purtroppo, per le burle del destino, nel Campionato della Montagna 1966, la  Ferrari Dino 206 S/SP mancò il successo finale, per accontentarsi del secondo posto, ma i risultati luminosi non mancarono nella carriera sportiva della piccola “rossa”, che giunse addirittura in piazza d’onore alla 1000 chilometri del Nurburgring, con Scarfiotti e Bandini, dietro una grossa Chaparral.

Agile e maneggevole, l’auto porta nella sigla il nome del figlio di Enzo Ferrari, rubato alla vita da una brutta distrofia muscolare, ad appena 24 anni di età. Il Drake voleva realizzarne 50 unità, ma le agitazioni sindacali del periodo impedirono il raggiungimento del target produttivo, costringendo la Ferrari Dino 206 S/SP a misurarsi coi più grossi prototipi.

Ferrari Dino 206 S/SP

L’esemplare con telaio numero 022 fu acquistato per primo dal  gentiluomo siciliano Clemente Ravetto, un uomo elegante e raffinato che è rimasto molto popolare nella sua terra ed anche oltre. Il debutto di Ravetto con la vettura di Maranello sembra che avvenne il 31 luglio 1966, nella gara in salita Trieste-Opicina.

La Ferrari Dino 206 S/SP con telaio n. 022 passò nelle mani del conterraneo Pietro Lo Piccolo, che la guidò anche alla Targa Florio del 1970, in coppia con Salvatore Calascibetta. I due chiusero all’undicesimo posto assoluto e al secondo di classe. Negli anni successivi questo gioiello entrò a far parte della leggendaria collezione Ferrari di Pierre Bardinon a Mas-du-Clos. Infine, nel 1984, fece scalo in quella di Jack Setton, suo attuale venditore. Al momento non si hanno indicazioni sul prezzo di vendita, ma è facile intuire le quotazioni milionarie dell’esemplare proposto da RM Sotheby’s.

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