Ferrari 250 BF Cabriolet

Jay Leno ci fa sognare con una Ferrari 250 PF Cabriolet

Il simbolo dell'età d'oro di Ferrari raccontato da Jay Leno's Garage

Jay Leno’s Garage non si occupa di farci sognare il futuro con improbabili concept car elettriche che non si ricaricano. Ma vuole anche farci sognare un passato glorioso – quello inglorioso giustamente è meglio dimenticarlo – con auto splendide, forse cadute un po’ nel dimenticatoio. La Ferrari 250 PF Cabriolet del 1960, rarissima, è una di queste: non la più iconica, sicuramente una delle più belle.

Di recente restaurata dalla Black Horse Motors di Los Angeles, e di proprietà di Carl Steuer che l’ha portata a Jay Leno per farne parlare, è un simbolo di quella che da molto viene considerata l’età aurea del Cavallino, concentrato di classe ed eleganza su quattro ruote.

Ferrari 250 PF Cabriolet: un’altra Ferrari

Oggi Ferrari è conosciuta per le sue supercar a motore centrale, ma un tempo lo era per le sue V12 a motore anteriore, come la Ferrari 250 PF Cabriolet. Ne furono costruite solo 200 – da qui la rarità – ma ne furono create delle varianti, sempre con numero “250” e con il motore Colombo V12 in allumino.

Ferrari 250 BF Cabriolet

Quello che non è cambiato negli anni è che le Ferrari, allora come oggi, erano per pochi. Lo stesso Jay Leno ha dichiarato che la Ferrari 250 PF Cabriolet, ai tempi, costava quanto la casa dei suoi genitori. Ma, sempre Leno, fa notare che il prestigio non è sempre tutto: pensiamo a Lamborghini, fondata da un cliente (Ferruccio) non contento del trattamento ricevuto; così come poco contento era Peter Monteverdi, fondatore della meno fortunata Automobile Monteverdi AG.

Ad ogni modo, la Ferrari 250 PF Cabriolet resta un’icona, e come tale è stata anche molto difficile sa restaurare. Steuer, nel video, racconta che l’auto era stata comprata dalla vedova del vecchio proprietario, il quale aveva cercato di restaurarla con scarso successo e per questo era in pessime condizioni. Il team di LA ha dovuto rimuovere molta ruggine, in un processo che ha richiesto tre anni di lavoro, anche sul restauro.

Al momento dell’acquisto,  sul contachilometri erano segnati circa 140.000 km, di molto sopra la media di vetture come una Ferrari Classica le quali, afferma Steuer, hanno reputazione di essere particolarmente delicate. Ciò significa che il proprietario originale ha regolarmente fatto una manutenzione adeguata, potendo quindi gestire un chilometraggio più elevato.

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