La situazione di stallo nel conflitto sindacale tra Tesla Svezia ed IF Metall non mostra segni di una soluzione, almeno in tempi rapidi. Il tavolo è saltato e le trattative sono state momentaneamente sospese.
La Svezia, che rappresenta il quinto mercato più grande di Tesla in Europa, non possiede leggi nazionali che definiscano gli orari lavorativi o il salario minimo. Vengono invece effettuati accordi tramite contratti collettivi di settore, ai quali quasi tutte le aziende svedesi aderiscono. IF Metall tenta da cinque anni di convincere Tesla a sottoscrivere un simile accordo, trovandosi sempre davanti ad un muro.
Ad oggi, il sindacato insiste nel continuare lo sciopero finché non verrà raggiunto un accordo collettivo con Tesla Svezia, che però si oppone alla firma. Kurt Eriksson, mediatore del caso, ha riferito che su direttiva di Elon Musk, fondatore di Tesla, la filiale svedese non è autorizzata a stipulare tale accordo.
Lo sciopero in Svezia contro Tesla fa paura agli svedesi: e se Musk andasse via?
L’ultimo incontro diretto tra Tesla Svezia e IF Metall è stato qualche settimana fa, senza che si riuscisse ad arrivare ad una conclusione soddisfacente per tutti. Eriksson, constatando la mancanza di progressi, non ha previsto ulteriori incontri. Ha comunicato ai media che la posizione di Tesla Svezia è rigidamente controllata dalla direzione centrale, quindi possiamo presumere ci sia stato un veto di Elon Musk in persona, impedendo qualsiasi autonomia decisionale riguardo all’accordo collettivo, nonostante le pressioni di IF Metall.
La mobilitazione allo sciopero di IF Metall contro Tesla Svezia si è intensificata, coinvolgendo altri sindacati e influenzando significativamente l’attività della casa automobilistica americana nel settore dei veicoli elettrici.
Ma in quanti stanno scioperando?
Secondo Teslarati, nonostante questo scenario, la maggior parte dei lavoratori di Tesla in Svezia non ha aderito allo sciopero. E da quanto scrive Nerikes Allehanda, sono proprio i dipendenti Tesla a non volerne sapere tanto da commentare in maniera inequivocabile con risposte di questo genere:
“Abbiamo paura? Assolutamente no per il nostro datore di lavoro. Abbiamo paura di IF Metall? Sì, abbiamo paura del sindacato. Ho ricevuto minacce di licenziamento da A-kassa. Hanno scritto che sono un traditore che non difende i miei colleghi, ecc.”
“Mi piace il mio lavoro. In effetti, Tesla è il miglior datore di lavoro che abbia mai avuto. Lavoravo in un’altra officina con contratto collettivo, dove stavamo molto peggio, per questo ho scelto Tesla.”
A quanto pare, oltre il 90% dei dipendenti Tesla continua le proprie attività lavorative normalmente. Da questo punto di vista lo sciopero potrebbe allora essere intesa come una questione di principio riguardante il sindacato e il modello del mercato del lavoro svedese.
La resistenza di Tesla nel firmare un contratto collettivo rappresenta una sfida diretta a questo modello con il timore dei sindacati cche, se una grande azienda internazionale come Tesla dovesse rifiutarsi con successo di aderire a questi standard, potrebbe creare un precedente per altre aziende, mettendo così a rischio le pratiche stabilite di negoziazione collettiva che definiscono salari e condizioni di lavoro in Svezia.
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