Elon Musk

Elon Musk voleva spiare i clienti Tesla per contrastare le cause legali contro l’autopilot

Musk voleva spiare i clienti con una videocamera per poter discolpare l'Autopilot in caso di incidente, nella biografia di Walter Isaacson.

Elon Musk aveva deciso di spiare i propri clienti per potersi difendere da eventuali cause legate a malfunzionamenti dell’Autopilot. E’ questo ciò che emerge dalla biografia su Elon Musk scritta da Walter Isaacson.

La situazione è nota. La guida autonoma di Tesla è avanzata, ma non è ancora a Livello 5, nonostante il nome “Autopilot”. Questo ha portato alcuni automobilisti ad approfittarsene, mentre altri sono andati in tribunale sostenendo di essere state vittime di malfunzionamenti.

Molte case automobilistiche, in particolare quelle con ausili alla guida avanzati, utilizzano telecamere di bordo per monitorare l’attenzione del conducente e avvisare gli automobilisti se i loro occhi si allontanano dalla strada per troppo tempo. Musk, secondo il libro di Isaacson, voleva utilizzare queste clip come prova, inizialmente all’insaputa dell’autista. Musk era convinto che fosse il conducente, non il software della sua azienda, a essere responsabile della maggior parte degli incidenti tanto pubblicizzati della Tesla.

Tesla Model Y

Vediamo insieme il brano della biografia, che abbiamo tradotto in Italiano mentre la versione originale è disponibile su Reddit:

Tesla è stata a lungo oggetto di indagini da parte della National Highway Traffic Safety Administration (NHTSA), e queste si sono intensificate dopo la rimozione del radar nel 2021. In uno studio, la NHTSA ha registrato 273 incidenti causati da conducenti Tesla che utilizzavano sistemi di assistenza alla guida, di cui cinque mortali. L’agenzia ha inoltre aperto un’indagine su undici incidenti coinvolgenti Tesla e veicoli di emergenza.

Elon Musk era convinto che gli automobilisti incapaci, piuttosto che il software difettoso, fossero la causa principale della maggior parte degli incidenti.

In una riunione, Musk ha quindi suggerito di utilizzare i dati raccolti dalle telecamere dell’auto, una delle quali è all’interno dell’auto e puntata sul conducente, per dimostrare quando c’è stato un errore umano. Una delle donne presenti al tavolo ha obiettato: “Ne abbiamo parlato a lungo con il team della privacy”, ha detto. “Non possiamo associare i flussi di dati del selfie a un veicolo specifico, nemmeno in caso di incidente, o almeno questa è l’indicazione dei nostri avvocati”.

Musk non era contento. Il concetto di “team della privacy” non lo riscaldava. “Le decisioni in questa azienda spettano a me, non al team della privacy”, ha detto. “Non so nemmeno chi siano. Sono così riservati che non si sa mai chi siano”. Ci sono state alcune risatine nervose. “Forse potremmo avere un pop-up in cui diciamo alle persone che se usano FSD [Full Self-Driving], raccoglieremo dati in caso di incidente”, ha suggerito. “Sarebbe okay?”

La donna ha riflettuto per un attimo, poi ha annuito. “Finché lo comunichiamo ai clienti, penso che vada bene”.

Guarda caso, all’inizio di quest’anno è stata intentata un’azione legale collettiva contro Tesla quando le immagini della telecamera dell’auto sono state condivise “per l’intrattenimento di cattivo gusto dei dipendenti Tesla”. Ovviamente in questo caso Musk non c’entra nulla, ma la dice lunga su come processi che non siano stati normati adeguatamente dal legislatore, possano avere buchi più o meno grandi relativamente alla privacy.

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