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Una donna ha pagato 10.000$ per una corsa in taxi di 1 km

Una donna si è trovata un addebito di 10.000 dollari sul conto per un tragitto in taxi di appena 1 km e durato solo 11 minuti

È successo a San Francisco lo scorso settembre 2021: Margarita Bekker e il marito Chris Schlesinger hanno preso un taxi per un percorso di poco meno di due chilometri, diretti a una cena di compleanno.

Quando ha visto la transazione poco piacevole sul suo conto, ha provato a contestare, ma le cose sono addirittura peggiorate.

Perché Bekker ha speso così tanto?

Come detto, Bekker si stava dirigendo con il marito a una festa di compleanno. Al termine della breve corsa, ha pagato con una carta di credito usando il terminale PayPal del conducente, dopo che il POS integrato della cabina non riusciva a leggere la sua carta. Il contatore ha mostrato una tariffa di 7,90 dollari, e lei ha aggiunto una mancia del 25% per un totale di 9,87 dollari. In seguito, l’autista ha detto che avrebbe mandato una mail con la ricevuta, e che però non è mai arrivata.

Le cose sono precipitate pochi giorni dopo, quando ha notato che le era stata addebitata l’enorme cifra di 9875 dollari per quel breve viaggio, esattamente 1.000 volte il reale costo. Sembrava un errore evidente, ovvero il conducente doveva aver inserito delle cifre extra. Così, Bekker ha chiamato Bank Of America per segnalare la frode, ma le è stato risposto che non era quello il caso visto che lei stessa aveva offerto la carta di credito.

Ha dovuto presentare un ricorso di fatturazione, ma anche in quel caso la banca ha risposto che l’importo fatturato “è stato calcolato correttamente“. Bekker, per la quale una cifra del genere corrisponde a 3 mesi di affitto e utenze, ha chiamato la banca più volte, piangendo. Ma gli agenti rispondevano che il commerciante aveva dichiarato legittima la transizione, usando come prova una ricevuta da lei firmata, seppur non corrispondente alla firma sulla sua patente.

Un lieto fine

Bekker non si è comunque data per vinta, insistendo per vincere contro una logica, quella di Bank Of America, secondo la quale se un commerciante dice che non è frode, non è frode, andando a vittimizzare ulteriormente le persone. La donna ha accumulato molti documenti, e la stessa Yellow Cab (la compagnia di taxi) ha trovato un report per un giro in taxi di 7,90$, con la timeline di Google che dimostrava che era stata in auto solo 11 minuti.

In quel caso, la San Francisco Municipal Transportation Agency ha detto che si trattava di un sovraccarico, e ha contattato l’autista, il quale però non ha risposto. “Sembra che tutti, tranne Bank of America, abbiano visto che ero sovraccaricata“, ha detto Bekker. “Tuttavia, l’unica entità che può fare qualsiasi cosa è BofA, e continuano a dirmi che il commerciante ha detto loro che era un addebito corretto“.

Una cosa strana. Infatti, proprio per evitare i sovrapprezzi, i taxi di San Francisco sono dotati di un terminale di pagamento integrato e collegato al contatore. Peccato però che ai conducenti venga concesso di usare anche dei propri POS, in quanto possono avere delle commissioni più basse (il che è un controsenso). Una volta rintracciato, l’autista non ha collaboorato e si è rifiutato di rimborsare la donna, nonostante gli fosse stato chiesto da Yellow Cab. L’uomo aveva noleggiato i mezzi da Yellow Cab per 600 dollari a settimana e per tre mesi, e ha smesso di lavorare circa una settimana dopo la corsa di Bekker,

Solo dopo che The Chronicle, uno dei più importanti giornali di San Francisco, ha contattato Bank of America, fondamentalmente dicendole di essere a conoscenza della vicenda e di pubblicarla, l’Istituto bancario ha contattato la donna e ha deciso di non addebitarle i soldi. Un rappresentante della banca ha detto a Bekker e al giornale che aveva già esaminato la questione, ma se lo avesse davvero fatto avrebbe aiutato subito la donna derubata, anziché dare manforte al tassista.

Ad ogni modo, fortunatamente la questione si è risolta per il meglio. Ma la stessa Bekker ha detto che ora chiede ricevute cartacee ovunque!

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