Unici marchi di Stellantis presenti al Mimo, insieme a Maserati, Dodge e RAM sono un volto del colosso italo-franco-americano che spesso viene come considerato “una cosa a sé”, quasi esotico.
E che però in Europa e in Italia sopravvive, grazie ad alcuni importatori ma anche alla presenza della stessa Marca che ha una vera e propria volontà di espandersi sfruttando l’evoluzione del mercato ma senza stravolgere il DNA di due marchi così particolari. Proprio per questo ha lanciato la gamma Last Call, l’ultima chiamata ai suoi modelli più puri e iconici, di soli motori endotermici V8 di oltre 700 CV, protagonisti assoluti anche al Milano Monza Motor Show 2023, e al contempo portando avanti una strategia che guarda a motori più “europei” come i nuovi V6 Mild Hybrid, fino al puro elettrico visto sulla concept car Daytona.
Un’identità forte, quella dei due marchi guidati in Europa da Domenico Gostoli, Head of Ram e Dodge Europe, con cui abbiamo parlato e che ci ha raccontato di un percorso che si allinei certo a quella del resto di Stellantis, in parte seguendo le orme della compatriota Jeep, ma senza mai perdere quell’identità a cui, vedi sotto, i due marchi non sembrano proprio voler rinunciare.
Tra Dodge Challenger e Ram TRX, i volti dei “cavalli americani”
Non è un caso che, in un’edizione del Mimo così fortemente votata alla sportività tanto da aver spostato tutto il baricentro a Monza, i marchi di Stellantis presenti erano “solo” quelli più votati a questa filosofia. E nel caso dei due americani, non hanno disdegnato di prendersi un po’ di attenzione.
Allo stand Dodge, tre veicoli distintivi in edizioni limitate: la Dodge Challenger SRT Hellcat Widebody Jailbreak, la Dodge Challenger R/T e un Dodge Durango R/T Plus Hemi Orange. Ma l’attenzione l’ha attirata soprattutto la Challenger SRT Hellcat, che oltre a poter essere guidata in pista da giornalisti e pubblico, ha dato il via a uno spettacolo da vera muscle car sul circuito di Monza, con burnout e partenza lanciata sul quarto di miglia in uno scatto che valorizzasse la sua potenza e la sua velocità. Chi dice di non aver pensato a Vin Diesel mente. La vettura, tinta in uno sgargiante arancio, gode di un motore 6.2 L V8 Hemi sovralimentato da 717 CV.
Anche il grande pick up Ram TRX non manca di prestazioni, e del resto monta lo stesso V7 Hemi qui sovralimentato a 702 CV e sempre a doppia cabina, in quel mix tra comfort, prestazioni e capacità di lavoro che, del resto, ne hanno decretato il successo tanto in patria quanto in molti paesi europei. Si distingue in particolare il 1500 Crew Cab 4×4 TRX Havoc con la nuova tonalità Baja Yellow, richiamata da finiture e dettagli anche all’interno. Ma oltre a lui, in gamma il 1500 Crew Cab Classic Warlock con V8 Hemi 5.7 l da 395 CV, e il Limited Black, sempre da 395 CV con capacità di payload di 850 kg al vertice della categoria, e l’esclusiva tonalità Limited Black che al contempo gli dona più grinta ed eleganza.
Essere americani in Europa
QM: Lei è alla guida di due marchi molto particolari, seppur certo conosciuti grazie a film e videogiochi. Se dovesse spiegare a un neofita, o a un giovanissimo, le vetture Dodge e Ram, come le descriverebbe?
“Per spiegarlo, parto da quello che mi ha portato a questi due marchi. Mi sono avvicinato a Dodge e RAM perché, forse, nel mio percorso professionale avevo bisogno di trovare uno scopo che fosse un progetto e che mi desse un’emozione. E devo dire che l’ho trovata in pieno. Il mio percorso di avvicinamento verso questi due brand è stato quello di un cliente. Ho voluto gestire dei veicoli che mi sono emozionato a guidare, a guardare; e ho avuto il senso della sfida, perché io sono uno sportivo, nel volerli portare a un livello diverso. Questo è stato il percorso che ho fatto e devo dire certamente i due brand più belli che abbia gestito nella mia vita professionale.”
“Su Dodge, io credo che la prima cosa che debba fare un neofita è guardarla. Ritengo che l’avvicinamento a un marchio sia un percorso, specie se questo marchio è fortemente emozionale. Quindi è evidente che il percorso di acquisto passi da un’estetica, se vuoi comprare un’auto che ti serva, che ti piaccia. Anche se dipende dal tipo di interlocutore hai, perché se la macchina la vedi come una commodity fatico a pensare che uno si compri una Dodge. Dodge è un brand che ti deve fare appassionare, che ti emoziona. Dopodiché proverei ad accenderla, perché il suono di un V8 è completamente diverso. E poi, la sorpresa. Tu pensi che sia solo una drift car o una drag car, ma non lo è. È una macchina con prestazioni altissime in ogni condizione di guida. Quindi se devo dire a un giovane o un neofita che si avvicina, direi: forse, se vuoi qualcosa di diverso, Dodge ti offre qualcosa di diverso. Perché le auto, tutte le altre sportive hanno caratteristiche molto simili, e guardano alla prestazione. Dodge mantiene un’iconicità. Dodge, ne parlavamo prima: videogiochi. Questa macchina qui la riconosciamo da cinquant’anni. Ha saputo evolvere nel brand e negli anni senza perdere la riconoscibilità. E devo dire, anche a livello di geometrie. Molti altri brand, senza fare nomi, hanno stravolto le loro geometrie passando da vent’anni fa ad oggi e basta confrontare i diversi modelli. Anche Dodge ha saputo evolvere nel design in modo molto continuativo, e il design della Dodge è pura emozione, la sua muscolarità non ce l’ha nessun altro.”
“RAM è un grande pick up e ha saputo mettere insieme le linee di un pick up con le linee di una muscolarità americana. Oltre ad aver fatto e fare anche scuola su determinati tipi di soluzioni. Per esempio, credo che il pick up RAM sia un pick up in Europa “lifestyle oriented”. Poi si può usare anche per lavorare: è un pick up che lavora, ma se lo guidi hai un grandissimo comfort. Tra l’altro su RAM abbiamo appena lanciato il 3,6 litri V6 Mild Hybrid che ti inviterei a provare per capirne il comfort di guida, di elasticità di guida che non credevo neanche io, perché non senti di avere un V6 sotto. E invece ha un’elasticità di guida da grande SUV luxury. L’abbiamo presentato in Germania ed è stato molto apprezzato dai giornalisti.”
“È chiaro, quindi, che io sono innamorato di questi brand, lo devo dire. Sono due brand per appassionati che ricercano qualcosa di diverso. Perché fare prestazione molte volte non è l’unica cosa che può valere un acquisto di esperienza. Per me anche l’emozione è una prestazione, e questo tema è uno degli elementi che fa la distinzione vera di questi due brand americani rispetto a molti altri. Devo dire che mi sono trovato tra le mani due gioiellini: il mio problema adesso è far capire agli altri quanto siano gioiellini, e questa è la mission che ho e che devo portare in Europa al più presto.”
QM: Allora provi a farci capire perché sono due gioiellini
“Sono dei gioiellini prima di tutto perché sono diversi, e già la diversità e il fatto di giocare sull’essere due marchi che hanno una forte identità è un plus. Iconicità da generazioni, ricorderei che la Dodge Challenger è sul mercato da decine e decine di anni, ha saputo rinnovare se stessa senza mai stravolgere gli elementi di base che l’hanno caratterizzata. RAM è un grande pick-up americano, in questo momento veramente apprezzato in Europa, e siamo assolutamente leader nel mercato nonché i primi ad aver capito che poteva esserci un’offerta. Ci siamo organizzati, e il percorso non è stato facile. Ma il gioiello RAM si deve al suo essere a metà tra il pick up per alcuni clienti, e i grandi Suv, e questo perché noi abbiamo clienti che arrivano non solo da altri pick-up ma anche dal SUV. Gente che scende dai grandi Suv e sale sui grandi pick-up. È un elemento di attenzione, specialmente nell’evoluzione futura del brand.”
QM: Eppure, è sempre stato difficile per questi marchi affermarsi in Europa. Un problema legato alle restrizioni sulle emissioni o c’è altro?
“Non è che le auto americane non si sono diffuse: l’hanno fatto, anche se inevitabilmente hanno avuto difficoltà. Diciamo che le emissioni non sono l’elemento principale. Del resto noi siamo un’azienda, Stellantis, che è molto attenta sicuramente attenta a questa tematica. La difficoltà è la collocazione di veicoli di questo tipo in un mercato che sta evolvendo verso un nuovo modello di vendita, per prima cosa. Seconda cosa è il livello di tassazione di questo continente, a parte la Germania che per ragioni storiche non tassa macchine ad alta potenza. Però molti altri Paesi hanno un forte limite di tassazione, Italia in primis. Quindi, voglio dire, non è solo un problema di Dodge e RAM. Ma la differenza tra Dodge RAM è che certamente noi montiamo un motore V8 un po’ outstanding, come come posizionamento, quindi c’è un limite normativo e per alcuni aspetti anche un limite psicologico.”
“E poi gioca un ruolo chiave chiaramente anche il modello distributivo. Per fare la distribuzione di un marchio americano devi operare attraverso un determinato tipo di struttura. Nel momento in cui la struttura distributiva non è forte, non è diffusa come quella relativa alle auto europee, incontra qualche difficoltà in più. Detto questo, io ritengo che noi non abbiamo bisogno di una capillarità estrema, perché questi sono brand dove il cliente viaggia, anche, per comprare la macchina. Va a cercare la sua macchina. Non voglio solo fare associazioni col mondo delle moto, ma ci sono altri brand americani, dove comunque c’è una diffusione, dove il cliente va a costruirsi la sua macchina. Quindi diciamo che la difficoltà è sicuramente nei numeri, e sicuramente anche nel fatto che il modello distributivo non è a livello del modello distributivo europeo. Bisogna però citare un fatto, proprio parlando di Stellantis: Jeep è partita così in Europa, non dimentichiamolo. È partita come sono partiti RAM e Dodge e adesso si è affermata come brand assolutamente capillare.”
QM: Però ammette che Jeep ha dovuto “europeizzarsi” per affermarsi in Europa
“Sì, ha dovuto europeizzarsi, ma senza diventare totalmente europea. Lo si può fare, lo stiamo percorrendo, ma d’altronde siamo seduti qua (Allo stand Mimo, ndr) dove c’è scritto “Last Call”, è evidente che noi stiamo facendo una ‘Last Call’ su una generazione di prodotto che non ci sarà più, purtroppo. Personalmente dico purtroppo perché abbiamo un motore V8 che è un elemento fortemente distintivo e caratteristico. È chiaro che nell’evoluzione , quando parli di europeizzazione, ci muoveremo sui motori V6. E, anzi, c’è un grande vantaggio per l’Europa, perché finalmente la macchina americana che preserverà la muscolarità, le caratteristiche pure di una Dodge diventerà un po’ più ‘europea’. Per cui a questo punto il problema sarà riuscire a far migrare alcuni clienti che forse vedevano nella motorizzazione un elemento di dubbio nell’acquisto. E secondo me questo diventerà una forza del marchio nei prossimi anni.”
QM: Lei stesso ha affermato che Dodge e Ram sono due brand di nicchia. Crede sia un vantaggio?
“Essere brand di nicchia io lo ritengo un plus assoluto. Abbiamo una clientela che è in un posizionamento che non si mischia con il resto del mercato. Credo che tu meglio di me conosca il mercato auto in Europa, il quale in questo momento si muove un po’ a macchia di leopardo ed è molto confuso, c’è tantissima competizione. Noi su questa fascia di clienti giochiamo una partita diversa e secondo me è un elemento di grande forza, perché siamo due brand con una forte identità, e questo è un altro plus. Molti brand oggi faticano a trovare una reale identità, o l’hanno persa, o, ancora, non sono stati in grado di rinnovarla. Noi siamo sempre stati noi stessi, pick up americano, muscle car americana, e su questo stiamo costruendo un percorso. Quindi io direi che l’essere una specie “a sé” è un assoluto plus.”
QM: Abbiamo parlato di emozioni legati al motore, eppure avete presentato una concept elettrica e fatto investimenti in tal senso. Come si coniugano le due cose, specie ora che si è aperto un discorso sui carburanti sintetici?
“Allora. Il percorso di elettrificazione l’aveva già chiarito molto bene Timothy Kuniskis (CEO di Dodge, ndr), in termini di missione e brand. Il fatto che sia una tecnologia elettrica, e qui riprendo anche un il concetto di Kuniskis, è perché è evidente che l’allineamento di questi concetti sia fondamentale. Noi, è vero, stiamo andando in un percorso di elettrificazione, ma Dodge sarà Dodge. Quando un cliente comprerà una Dodge comprerà una Dodge indipendentemente dalla motorizzazione che la muove. Quindi sarà una Dodge al 100% che avrà tutte le caratteristiche di Dodge di oggi. Avrà un elemento di elettrificazione perché il mondo sta andando in quella direzione e quindi noi ci adeguiamo. Ma questo non vuol dire che l’elettrificazione faccia perdere il DNA di Dodge nella muscolarità, la prestazione, l’emozionalità del design, i punti fondamentali del brand e anche il rimanere sempre un po’ diversi. Credo che l’elettrificazione non debba rappresentare un ostacolo per poter dire che Dodge sta cambiando, no: Dodge non cambierà, cambierà il powertrain. Ma sarà sempre che chi compra Dodge, compra una Dodge.”
“Sui carburanti sintetici si è già espressa anche la nostra azienda. È chiaro che noi abbiamo un percorso in Europa che è legato all’elettrificazione, quindi non so rispondere a una domanda che non prevede un futuro, quanto meno in Europa. Sapete benissimo che l’elettrificazione al 100% ci sarà in Europa, in California, ma non negli altri Paesi. E quindi noi continueremo a preservare una parte di altri Paesi dove venderemo prodotti a combustione interna. Aspettiamo anche l’evoluzione delle normative europee perché non sono mai ferme.”
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