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Quali sono le implicazioni per l’industria automobilistica europea dei negoziati tra UE e Cina sui dazi?

L'Unione Europea cerca una via d’uscita al conflitto commerciale con Pechino

I negoziati tra Unione Europea e Cina sui dazi alle auto elettriche cinesi si trovano in un punto delicato. Dopo mesi di tensioni, Bruxelles e Pechino stanno valutando un possibile compromesso per evitare una vera e propria guerra commerciale.

Ma mentre la diplomazia lavora, l’industria automobilistica europea osserva con apprensione: il rischio è che ogni scelta influenzi profondamente le strategie industriali e la competitività del settore.

L’indagine che ha aperto la crisi

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Image: Guillaumeperigois @ Unsplash

Tutto ha avuto inizio nel 2023, quando la Commissione Europea ha avviato un’indagine anti-sovvenzioni nei confronti dei produttori cinesi di auto elettriche. L’accusa? Concorrenza sleale: secondo Bruxelles, le aziende cinesi beneficerebbero di massicci sussidi statali che permettono loro di vendere in Europa a prezzi insostenibili per i produttori locali.

I risultati dell’indagine hanno portato all’introduzione, nel 2024, di dazi provvisori fino al 45% su alcuni marchi cinesi. Pechino ha reagito duramente, presentando un ricorso all’Organizzazione Mondiale del Commercio e minacciando contromisure su prodotti europei di punta, come il vino e il cognac.

Per evitare l’escalation, l’UE ha proposto un nuovo schema: sostituire i dazi con un sistema di prezzi minimi per le auto elettriche importate dalla Cina. Una soluzione che, almeno sulla carta, consentirebbe di mantenere la concorrenza ma entro limiti controllati. Le trattative sono in corso, ma restano incerte le modalità di attuazione e i meccanismi di verifica.

Cosa rischia davvero l’industria europea

Stabilimento Stellantis Cassino
Image: Stellantis

Le case automobilistiche europee, già in piena transizione verso la mobilità elettrica, si trovano in una posizione difficile. Le auto cinesi, sempre più competitive in termini di prezzo, mettono pressione su un mercato già frammentato e costoso da convertire.

C’è chi vede nei dazi auto elettriche cinesi un’opportunità per rallentare l’invasione commerciale e guadagnare tempo per adeguarsi. Altri, però, temono che le barriere protezionistiche possano ritorcersi contro, penalizzando l’innovazione e la stessa transizione ecologica.

Il vero nodo è strategico. L’UE si trova a dover bilanciare la tutela della propria filiera industriale con gli obiettivi ambientali e l’accessibilità dei veicoli a zero emissioni. Limitare l’import di elettriche low-cost potrebbe rallentare la decarbonizzazione, ma lasciare campo libero alle aziende cinesi rischia di erodere definitivamente la leadership europea nel settore auto.

Uno scenario ancora aperto

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Image: QM

I prossimi mesi saranno decisivi. Se l’accordo con Pechino fallirà, i dazi potrebbero diventare permanenti, alimentando nuove ritorsioni. Se invece si arriverà a un’intesa, sarà un banco di prova per testare la capacità dell’Europa di difendere i propri interessi senza chiudersi al mondo.

Al centro di tutto, resta una domanda cruciale: l’industria automobilistica europea saprà cogliere questa fase come un’opportunità di ripensamento e rilancio, o rischia di restare schiacciata tra protezionismo e ritardi tecnologici?