Campanelli di allarme in Germania, dove il Baden-Württemberg teme la deindustrializzazione. Nella regione dove fino a ieri i lavoratori avevano salari sopra alla media, oggi il futuro si presenta a tinte fosche.
Se finora non c’era ombra di recessione e anzi, erano i soliti Paesi del Mediterraneo ad essere incapaci a tenere a bada i conti, adesso il Re è nudo e si scopre vulnerabile. Se, come dice Bayerischer Rundfunk, emittente radiotelevisiva pubblica della Baviera, Mercedes deve riuscire a risparmiare 1,4 miliardi di euro, la scure si abbatte sui lavoratori. Per incominciare 1000 dirigenti se ne devono andare.
E che dire delle fabbriche? nello stabilimento Mercedes Benz di Untertürkheim lavorano oltre 20.000 dipendenti, molti dei quali riuscivano a portare a casa fino a 70.000 euro all’anno. Redistribuendo poi la propria ricchezza nel Baden-Württemberg, ovviamente. Quando il CEO Ola Källenius ha annunciato che l’utile del 2019 è diminuito di quasi i due terzi a 2,7 miliardi di euro, l’umore dei dipendenti ha lasciato trapelare rabbia e delusione.
BR24 riporta di una fonte anonima all’interno di Bosch, che parla apertamente di sfiducia generalizzata soprattutto per quanto riguarda la transizione verso l’elettrico. Essersi concentrati solo sull’elettrico sarebbe stato un errore, una scelta per la quale viene incolpata anche la politica. Voler fermare il motore a combustione significa ottenere disoccupazione, portando dritti dritti alla creazione di una sorta di Detroit sul Reno proprio quando Detroit, quella vera, si sta riprendendo. Che sia vero o meno il clima denunciato da BR24, di certo che è i miliardi di investimento sull’elettrico al momento non stanno rientrando.
E, come ovvio, la crisi dell’industria automobilistica fa paura a tutta la filiera che parte dalla componentistica fino ai costruttori dei robot utilizzati negli impianti produttivi. Ora per il Baden-Württemberg si parla di “crisi strutturale”, parole che conosciamo bene e che mai avevamo sentito pronunciare dai tedeschi nei propri confronti.