Northvolt è una società svedese di produzione di batterie, salita alla ribalta negli ultimi quattro anni per i suoi ambiziosi piani di produzione, per voler far parte della scena globale nella produzione di accumulatori (in particolare per competere con CATL) e per l’espansione in Regno Unito con Britishvolt e in Italia con Italvolt. Tuttavia, anche in questo caso le cose non sono andate come previste, e dopo il fallimento di Britishvolt e la mancata realizzazione di Italvolt, oggi la società ha enormi problemi di liquidità e sta più lottando per la sua sopravvivenza, tanto da aver dovuto licenziare un quinto del suo personale.
Un altro segnale della fragilità del sistema europeo, troppo frammentato, che mette nuovamente in evidenza la necessità di un’Europa coesa lato produzione dando ancora più valore alle parole tanto di Luca De Meo, CEO di Renault Group e Presidente di ACEA, quanto a quelle di Mario Draghi.
I problemi di Northvolt
Meno di un anno fa, Northvolt attirava investitori con un’offerta pubblica iniziale per una valutazione dell’azienda a 20 miliardi di dollari. Era il primo beneficiario degli “aiuti verdi” dell’Unione Europea, volti a frenare la fuga di imprese attratte dagli incentivi offerti dall’Inflation Reduction Act del Presidente Biden negli Stati Uniti.
Northvolt prometteva di costruire fabbriche su larga scala in Europa e Nord America, con ordini da colossi come il Gruppo Volkswagen e BMW per oltre 55 miliardi di euro. Tuttavia, problemi produttivi e il calo della domanda di veicoli elettrici iniziato sul finire del 2023 hanno frenato la crescita dell’azienda, portandola in una situazione finanziaria precaria.
Già 2022, Northvolt ha subito una perdita operativa di 1,03 miliardi di dollari, con ricavi di soli 128 milioni. La situazione è peggiorata nel 2024, con il rinvio di progetti chiave e la chiusura di alcuni stabilimenti, come l’impianto di ricerca in California e due stabilimenti di produzione in Svezia.
Non solo. Northvolt non riesce a reggere il confronto con la tecnologia cinese, e ha difficoltà nella produzione in scala. Inoltre, ha riscontrato problemi di qualità con celle difettose che le hanno impedito di soddisfare le consegne in tempi rapidi, tanto da innescare polemiche da parte della connazionale Scania, che le aveva ordinate per i suoi camion elettrici, e spingere BMW ad annullare un ordine da 2 miliardi di euro per i difetti riscontrati.
Nonostante questo, comunque, sia BMW che Volkswagen (di cui fa parte Scania) continuano a sostenere l’azienda, sperando che possa risolvere i problemi produttivi e tornare a fornire le batterie di prossima generazione.
L’Europa deve cambiare
L’incapacità di Northvolt di rispettare i suoi ambiziosi obiettivi getta ombre sulla spinta europea verso un’economia verde autosufficiente. La Germania, uno dei principali mercati per Northvolt, ha dichiarato di essere in costante contatto con l’azienda, mentre la Svezia ha chiarito che non ha intenzione di salvarla con fondi pubblici. Alcuni analisti suggeriscono che l’Unione Europea potrebbe intervenire con misure come tariffe sulle batterie per proteggere l’industria locale.
Nonostante i problemi attuali, Northvolt ha fatto passi avanti nei negoziati per rifinanziare le sue operazioni. Tuttavia, la strada verso una ripresa è incerta e molti osservatori ritengono che l’Europa potrebbe perdere la leadership in un mercato che sta subendo cambiamenti sismici, dominato dalla concorrenza cinese, che offre batterie molto più performanti, non difettose e a prezzi molto competitivi.