La società britannica BP Pulse ha aperto in Germania il primo pezzo del più grande “corridoio europeo” per i camion elettrici, che dal porto di Genova arriverà ai principali porti del Mare del Nord, in Belgio e nei Paesi Bassi passando appunto attraverso la Germania.
Il tratto tedesco copre appunto 600 km dei 1.300 totali che compongono il percorso, e saranno tutti punti ultraveloci da 300 kW per ricaricare fino a 200 km in 45 minuti. E forse è proprio questo il problema.
Il progetto di BP Pulse
In Germania, le colonnine di BP Pulse sono state installate con la collaborazione della tedesca Aral, tutte tra l’area metropolitana del Reno-Neckar, a nord-ovest di Stoccarda, e la regione metropolitana del Reno-Ruhr, a pochi km dal confine olandese.
Dato il lungo periodo di attesa, con tempo che vanno ben oltre la media delle auto elettriche, tutti i punti offrono cibo caldo, servizi igienici e docce per i conducenti da usare durante i periodi di riposo obbligatorio. Inoltre, tutti i punti di ricarica si trovano in luoghi sicuri e ben illuminati.
Certo, quindi, l’idea di BP Pulse è quella di unire la ricarica al periodo di riposo, ma contando che in 45 minuti il camion recupera appena 200 km, al momento sembra un’idea quasi utopistica.
Un camion è diverso da un’auto
Il titolo del paragrafo può sembrare banale, ma in effetti questa differenza si fa più marcata tra camion e auto elettriche. Se i veicoli attuali a 300 kW riescono a recuperare quasi tutta la loro autonomia, si pensi a Kia EV6 o Hyundai Ioniq 5, ma anche alla piccola 500 che abbiamo spinto fino a Oslo, per i camion non è così.
300 kW per veicoli con accumulatori molto più grandi di quelli di un’auto sono ancora pochi, e quindi servirebbero delle colonnine ben più potenti, con conseguenze su ambiente e impianto elettrico che non è detto siano positive, almeno non allo stato attuale.
Allo stato attuale, quindi, i camion a idrogeno, che pure godono in Germania, Francia e Danimarca di un discreto numero di stazioni di servizio, sembrano essere più appetibili per i conducenti. Ma dal momento che il passaggio all’elettrico riguarderà anche i mezzi pesanti, forse nei prossimi anni, con batterie più efficienti e leggere, e colonnine più potenti, i tempi di ricarica si ridurranno. O forse sarà proprio la guida autonoma applicata sui camion a risolvere il problema.
Senza contare altre soluzioni efficaci e già sperimentate, come la sostituzione della batteria applicata ai camion o i camion elettrici alimentati dai pantografi, come i filobus attuali. Due soluzioni non sostitutive ma certo complementari alle colonnine, che se ad alta potenza e usate insieme porterebbero a un consumo di energia enorme.
Comunque, rimane un primo passo interessante e significativo, e che vede l’Italia e il porto di Genova fortunatamente protagonisti nei corridoi merci del Vecchio Continente.
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