La China Passenger Car Association, ovvero l’associazione che corrisponde alla nostra UNRAE, ha dichiarato che le vendite sono scese a 4.909 unità nei primi 16 giorni di febbraio, rispetto alle 59.930 del primo trimestre del 2019.
Si tratta di fatto di un crollo del 92% delle vendite di auto, che fornisce quindi il primo vero indicatore dell’impatto economico dell’epidemia di coronavirus. Non poteva che essere così, considerando che sono state poche le concessionarie aperte nelle prime settimane di Febbraio. È probabile che il mercato automobilistico cinese vedrà un calo delle vendite di oltre il 10% nella prima metà dell’anno a causa dell’epidemia e di circa il 5% per l’intero anno, sempre che il virus sia effettivamente contenuto entro il mese di Aprile, secondo quanto dichiarato dalla China Association of Automobile Manufacturers (CAAM) la scorsa settimana.
Non solo, perchè già oggi si sa che il tasso di crescita delle esportazioni e delle importazioni cinesi diminuirà drasticamente nel periodo Gennaio-Febbraio a causa dell’effetto domino dovuto al crollo delle forniture ma anche del ritardato ritorno al lavoro a seguito della prolungata vacanza del nuovo anno cinese, che aveva lo scopo di controllare l’epidemia di coronavirus.
Il settore era già sotto pressione, con le vendite di auto che sono calate del 3% nel 2018 per la prima volta dagli anni ’90 e dell’8,2% nel 2019. Per questo motivo, nonostante siano stati venduti oltre 25 milioni di veicoli, il ministero del commercio cinese ha affermato che introdurrà ulteriori misure per aumentare i consumi.
Per cercare di porre rimedio, si punta quindi a far ripartire la filiera. Secondo il South China Morning Post, il Dipartimento degli Investimenti Esteri del Ministero del Commercio, ha chiesto alle autorità locali nella provincia di Shandong di fare in modo che tutte e 32 le società di ricambi auto di proprietà sud coreana facciano ripartire la produzione prima possibile, probabilmente già questa settimana. Più dell’80% delle principali imprese di proprietà straniera nelle province di Shanghai, Shandong e Hunan sono state riaperte, mentre il resto conta di ripristinare la produzione entro la fine di Febbraio, ma a condizione che la diffusione del virus sia sotto controllo. C’è però da sottolineare che, secondo un sondaggio condotto dalla Camera di commercio americana a Shanghai, pubblicato all’inizio di questa settimana, ha rilevato che nella stragrande maggioranza dei casi, le fabbriche riaperte funzionano a una frazione della loro capacità produttiva.