Sono usciti da poco i nuovi report di Motus-E sulle infrastrutture di ricarica nel nostro paese, che vedono di nuovo numeri in crescita: a fine 2022 i proprietari di auto elettriche e ibride plug-in disponevano di 36.772 punti di ricarica in Italia, 10.748 in più rispetto all’anno precedente con un aumento del 41%. Una spinta forte che si è avuta soprattutto nella seconda parte dell’anno: dei 10.748, 3.996 ne sono stati installati solo nell’ultimo trimestre.
L’Italia si posiziona molto in alto tra i paesi europei con il più alto numero di infrastrutture, e per la prima volta la crescita ha riguardato le colonnine ad alta potenza in autostrada grazie a Free To X che finalmente ha potuto avviare il suo piano di infrastrutturale. Tuttavia, non è più un problema di mancanza di colonnine, quanto di qualità delle stesse.
Italia: accelerazione “da elettrica”
Il processo infrastrutturale italiano, lasciatemelo dire, è paragonabile alle doti di accelerazione di un’elettrica. Se andiamo solo al 2019, quando fu pubblicato il primo report, il paragone è impietoso: in quell’anno in Italia c’erano meno di 10.000 punti di ricarica, di cui nessuno in autostrada. L’aumento è stato esponenziale, +245% in 4 anni.
Come accennato, sono le fast ad essere incrementate, tanto che sono raddoppiate rispetto al 2021 passando dal 6 al 12% del totale. Nello specifico, sono triplicate le colonnine superiori ai 150 kW di potenza. Anche la distribuzione si è fatta più omogenea: pur essendo ancora fortemente sbilanciata a Nord (58%), il 2022 ha visto un forte incremento dei punti di ricarica nel centro-sud, divisi rispettivamente nel 22 e 20%.
La Lombardia è ancora la regione più elettrificata: da sola raccoglie 5.971 punti di ricarica, il 16% del totale. Seguono Piemonte e Veneto (11% a testa), Lazio ed Emilia-Romagna (10% ciascuna) e Toscana con l’8%. Sono 6 regioni che raccolgono il 66% di tutti i punti di ricarica italiani. Non è però Milano la Città metropolitana con più punti: si piazza al secondo posto, con 1.927 infrastrutture, dietro Roma che invece ne ha 2.751. Al terzo posto, curiosamente, Venezia (1.372).
Si è detto inoltre che nel 2022 sono fondamentalmente nate la quasi totalità delle colonnine in autostrada. 496 i punti di ricarica totali nelle aree di servizio nel 2022, un buon aumento ma ancora sotto la media europea.
Il motivo, secondo Motus-E, è dovuto alla mancata pubblicazione dei bandi previsti per legge per consentire agli operatori un’installazione massiva di punti di ricarica sulle principali arterie del Paese. Altro grande problema, i lunghi tempi di attivazione.
Meglio dei “grandi d’Europa”
A fronte di una percentuale quasi irrisoria di auto elettriche immatricolate nel 2022, addirittura in calo rispetto all’anno precedente (-27,1%), l’Italia ha una delle situazioni più rosee per quel che concerne le colonnine. Ogni 100 veicoli elettrici, il Bel Paese ha 21,5 punti di ricarica pubblici. Per fare un paragone, la Francia ne ha 11,5, la Germania 8,2 e il Regno Unito 8,9. E questo vale anche per le colonnine ad alta potenza: 2,6 ogni 100 veicoli elettrici in Italia, contro l’1,5 su 100 degli altri grandi paesi europei.
Il che rappresenta un vero problema, visto il numero significativamente più alto di veicoli a batteria che circola in queste realtà, cresciuti del 25,3% in Francia, 32,3% in Germania e del 40,1% nel Regno Unito.
Se però non funzionano, i numeri non contano
Questi dati mostrano in modo chiaro ed evidente che il problema dell’Italia non è più la quantità di colonnine. Il problema che riguarda sia l’Italia che l’Europa in generale è la loro qualità.
E questo sembra riguardare anche gli Stati Uniti, dove la situazione sembra essere particolarmente grave. Automotive News riporta infatti che negli States almeno un tentativo di ricarica su 5 è fallimentare.
Ma come avevo raccontato nel corso del mio viaggio elettrico a spasso per l’Europa, è un problema che riguarda tutti. Se già in Italia è facile avere brutte sorprese, nel senso di colonnine segnalate funzionanti e poi rotte, questa è una sorpresa ancora più spiacevole negli altri paesi.
La Germania nella mia esperienza si è dimostrato il Paese peggiore: da una parte ha quasi tutte le sue aree di servizio dotate di punti di ricarica, ma in quasi tutte ce n’è solo una. E con il traffico elettrico è facile che sia occupata oppure, peggio, fuori servizio.
Insomma, il lavoro a cui ora bisognerebbe puntare è un miglioramento generale dell’infrastruttura e del suo dialogo con i sistemi a cui è collegata, in modo da garantire più certezza nel funzionamento.
—–
Qui il canale Telegram di Quotidiano Motori. Vi invitiamo a seguirci su Google News su Flipboard, ma anche su Facebook, Twitter, Pinterest e Instagram. Non esitate a condividere le vostre opinioni e le vostre esperienze commentando i nostri articoli.