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Nella classifica delle auto più brutte non c’è quella che pensi tu.

La classifica delle auto più brutte del mondo con i modelli che hanno fatto la storia del design in termini negativi.

La classifica delle auto più brutte è un giochino che amiamo sempre fare. Si, perchè siamo negli anni della riesumazione del Trash, ovvero di tutto ciò che di cattivo gusto è stato e viene ancora fatto, è piuttosto evidente, come dimostra un certo interessamento a tali prodotti da parte della community, e anche un libro molto interessante come Mad In Italy del nostro amico Gabriele Ferraresi, che racconta il trash italiano dal 1980 al 2020.

Ma il cattivo gusto non ha risparmiato nemmeno i designer automotive, arrivati a proporre (e produrre) delle vere e proprie auto trash. Attenzione perchè qui non si tratta solo di essere “brutti” ma di trascendere in qualcosa di più particolare, quasi viscerale. Ho selezionato alcune vetture che solo i veri amanti del trash sapranno apprezzare. Ma prima di iniziare, sappiate che non ci sono banalità, e che la Multipla e la Duna non fanno parte del mio elenco…

SsangYong Rodius

Delle case sudcoreane, SsangYong è quella un po’ meno nota e salita davvero alla ribalta solamente negli ultimi anni, con la Tivoli. Anche lei infatti ha prodotto auto decisamente appariscenti (in senso negativo), tra cui spicca la monovolume (gigante) Rodius, prodotta dal 2004 e dal design veramente orrendo.

Auto Trash

Soprattutto il posteriore, con il lunotto largo e staccato dalla linea dei finestrini laterali, esageratamente massiccio che certo regala tanto spazio in altezza, ma complice anche le ruote molto piccole (se proporzionate alla carrozzeria massiccia) danno un risultato davvero bislacco, strano, un pugno in un occhio.

Pontiac Aztek

Qui siamo ad un modello particolare. C’è solo un motivo per averla oggi: essere stata protagonista di Breaking Bad. Per il resto… poveri Aztechi, non è bastato lo sterminio da parte degli europei, sono stati pure “onorati” da una delle auto più brutte di sempre, prodotta dalla casa americana ora non più esistente (chissà come mai!) Pontiac. Un SUV Crossover prodotto dal 2001 al 2005 – e venduto inspiegabilmente anche in Italia – che, davvero, non ha il minimo senso.

Auto Trash

A partire dalla forma della carrozzeria, massiccia e bombata all’anteriore, squadrata nel frontale, con infine il lunotto che scende spiovente, salvo poi arrestarsi in un “burrone” creato dal posteriore completamente verticale. Insomma, un miscuglio insensato di stili diversi che tutto crea tranne che armonia. A completare il tutto, senza il passaruota le ruote risultano molto piccole rispetto alla carrozzeria, lezione che tutti gli altri costruttori hanno imparato.

Auto Trash

Che cosa dire poi delle scelte stilistiche? Il frontale è l’emblema del caos, con la griglia frontale e le prese d’aria inutilmente ed eccessivamente spezzate, così come spezzati sono i fari anteriori dalla forma non ben definita. La forma wannabe coupé certamente non aiuta, ma forse fa sperare in un posteriore meglio riuscito.

E invece no, il posteriore recita, in silenzio, le parole della porta dell’Inferno dantesco: “lasciate ogni speranza, voi che guardate”. Fari piccoli a triangolo, che fanno pensare che anche chi l’ha disegnata avesse perso interesse e voglia in questo veicolo che merita a gran voce il titolo di auto più brutta di sempre. Sicuramente tra le prime tre!

Hyundai Atos

Oggi siamo abituati a Hyundai come a un marchio produttore di auto esteticamente appaganti e ben riuscite. Ma questo è il frutto di un cambiamento di rotta avvenuto più o meno dieci anni fa, che ha spostato l’ideazione e la progettazione del design delle automobili in Europa, migliorando notevolmente la qualità e la percezione estetica dei veicoli: un cambiamento segnato anche dai nomi, perché il cambio di design ha introdotto anche la serie “iX”, ed è migliorato di generazione in generazione.

Auto Trash

Ma prima, le Hyundai (e le Kia, anche se in misura minore) erano dei tesori del trash, con auto piuttosto bruttarelle e dalla qualità dell’assemblaggio non eccelsa. La Atos – che poi divenne la prima i10 nella sua seconda generazione, migliorata notevolmente – è forse l’esempio più lampante di questa mancanza di ricercatezza stilistica. Una piccola monovolume nata per fare concorrenza alla Panda, ma che della Panda non aveva né lo stile né l’appeal che invece la piccola italiana si era creata nei suoi già oltre vent’anni di vita sul mercato. Le ruote piccole, e la carrozzeria tozza le davano in generale un aspetto sgraziato, e appariva proprio come la classica auto sudcoreana da città, anonima e nemmeno di quel trash così divertente…

Auto Trash

Audi A2

Nonostante il marchio dei quattro anelli negli ultimi sei o sette anni abbia riesumato anche i numeri pari nella sua gamma, nella serie A (quindi le berline, distinte dalla serie Q che indica i SUV) il numero 2 non è tuttora presente. E Audi si tiene ben distante dal riportarlo in auge, visto che l’ultima volta che ci ha provato ne è uscito un flop piuttosto imbarazzante.

Auto Trash

Anche la Audi A2 probabilmente voleva raccogliere la sfida della Panda, elevando però la qualità e proponendo una monovolume cittadina “di lusso”, co anche dei rimandi alla forma coupé che quindi puntavano a creare una di nicchia di mercato, e in ultimo una certa tendenza “crossover” molto anticipatrice dei tempi.

audi a2

Il risultato è un pastiche stilistico non molto comprensibile, anche se non così disastroso nell’insieme. Complice il fanale che pare un occhietto triste ed assonnato, ha certo portato a una nicchia di mercato: nel senso che è stata apprezzata da talmente poche persone, e schernita da talmente tante, che Audi ha interrotto la produzione (iniziata nel 1999) nel 2005 e ha condannato la vettura a una sorta di damnatio memoriae che persiste tuttoggi.

Comunque, nel trash generale, è molto apprezzabile la scelta di un lunotto posteriore con vetro panoramico, che aumenta molto la visibilità e la luminosità!

Ford Scorpio

Tutti i grandi possono fallire. E se riconosciamo a Ford l’aver prodotto alcune delle auto più belle di sempre (come la Mustang, la Escort RS Cosworth, le Focus RS ed ST) va detto che ha prodotto anche alcune delle auto più trash di sempre. La scelta è varia, ma credo che la Scorpio di seconda generazione (prodotta dal 1994 al 1999) sia piuttosto indicativa.

Auto Trash

La prima serie, anonima, è stata dimenticata. Ma la seconda, apriti cielo! Ford voleva appunto rendere la Scorpio meno anonima e più personale, e certamente ci è riuscita… ma non nel senso che voleva lei. All’anteriore abbiamo un cofano inutilmente lungo con un design del frontale davvero ridicolo, con una griglia larga e stretta (simile a quelle odierne, ma brutta) e dei fari di forma non definita e piccoli.

Auto Trash

Il posteriore, anch’esso in linea coi tempi odierni, vede un unico fascio di luci che percorre tutta la carrozzeria in larghezza, con però un design decisamente sciatto e mal pensato. Insomma, era meglio che la Scorpio rimanesse anonima. In generale, Scorpio è un nome che a Ford non ha portato bene e infatti dopo questa seconda generazione, non ne sono arrivate altre!

Renault Avantime

Eccola qui, l’auto nata più o meno con gli stessi intenti dell’Audi A2, ma con un risultato ben peggiore. Si chiama Avantime, un nome che la voleva indicare come auto proiettata nel futuro, anticipatrice e creatrice di un genere… che però non è stato mai perseguito, se non da un altro esempio simile e altrettanto sfortunato, la Peugeot 1007.

Auto Trash

La Avantime condivideva pianale, struttura e anche molte linee estetiche con la Espace e la Scenic dello stesso periodo (siamo all’inizio degli anni duemila) ma a livello estetico era decisamente inguardabile. Una monovolume che voleva essere anche una coupé, e quindi in quasi cinque metri di carozzeria, tra l’altro dall’aspetto ancora più ingombrante di quello che era, c’erano solo due portiere esageratamente lunghe, mentre la forma del posteriore era la stessa della Megane e della Scenic, quindi lunotto verticale, e poi bagagliaio a sbalzo.

Auto Trash

Che dire poi dei fari. Quelli anteriori si salvano, anzi è bella l’idea di condividere la forma con le altre della famiglia, ma poi riservare la parte superiore come presa d’aria. Che cosa hanno combinato, invece, per i fari posteriori, è mia domanda irrisolta dal 2001: una matita impazzita, un designer ubriaco, un aspirante artista che si voleva rifare a Picasso. Non lo so, ma comunque i fari posteriori sembrano frutto di qualcuno che è stato spaventato mentre li disegnava e non si sa bene come la cosa è piaciuta agli alti vertici della casa della losanga. Al design decisamente bizzarro, si univa anche un peso inutile e un motore piuttosto piccolo.

Insomma, la Avantime voleva farsi notare, e ci è riuscita in pieno. Solo, non come speravano in Renault!

Alfa Romeo Arna

Se è stato fatto addirittura un libro con i migliori eventi trash dagli anni Ottanta ad oggi, è evidente che anche in Italia con il cattivo gusto ci sappiamo fare. So che vi sareste aspettati di vedere in classifica le Fiat Multipla e/o Duna, ma la prima per me è geniale, e la seconda scontata. Quindi ho optato per un’Alfa.

Auto Trash

La casa del biscione ha prodotto e produce da sempre auto molto belle, ma non di rado è caduta in qualche scivolone. Uno di questi è la Arna, acronimo di Alfa Romeo Nissan Auto che indica la collaborazione tra la casa milanese e quella giapponese per una vettura cittadina prodotta dal 1983 al 1987. Una collaborazione non troppo fortunata, che pare più orientale che nostrana, almeno nelle forme. Lontana dalla ricercatezza e dalla sportività tipicamente Alfa, questa Arna sembra la classica e anonima scatoletta da città poco conforme allo stile della casa milanese. Anche qui, trash ma poco divertente.

Auto Trash

Siete arrivati alla fine, bravi!

Cosa ne dite di fare un salto indietro nel tempo? Quando la Formula 1 era davvero uno spettacolo, e le livree erano fighissime. Non vogliamo pubblicizzare le sigarette, ma quanto erano belle le monoposto di quel periodo… ecco allora per voi il post dei rimpianti: Formula 1 e tabacco: le foto dell’epoca d’oro


Mario Andretti

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