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L’ex CEO Carlos Ghosn fa causa a Nissan per 1 miliardo di dollari

Carlos Ghosn, ex CEO di Nissan e Renault ora rifugiato in Libano, chiede oltre 1 miliardo di dollari di risarcimento

Rifugiato in Libano dal 2020, dopo essere fuggito dal Giappone nascondendosi in una scatola per strumenti dove ha viaggiato oltre 9 ore, Carlos Ghosn, ex Amministratore Delegato di Renault, Nissan e dell’Alleanza ha deciso di citare in giudizio Nissan per 1 miliardo di dollari, sostenendo che l’azienda giapponese e i suoi dirigenti abbiano cospirato contro di lui per coinvolgerlo in crimini e costrigendolo a dimettersi.

La vicenda di Ghosn, raccontata nel documentario di Netflix In fuga: il curioso caso di Carlos Goshn“, fu un vero e proprio terremoto tanto a Parigi quanto a Tokyo, con conseguenze che oggi hanno portato alla Renaulution della Losanga e alla sostanziosa riduzione della partecipazione di Renault in Nissan.

Il “Ghosn-gate”

Carlos Ghosn è un imprenditore brasiliano di origine libanese, che per questo ha cittadinanza sia in Brasile che in Libano dove ora appunto risiede, e proprio da un tribunale libanese ha citato in giudizio Nissan, con una prima richiesta di 588 milioni di dollari di risarcimento perso e 500 milioni di dollari di danni punitivi per danni alla reputazione, come riportato da Bloomberg. Quest’ultima ha ottenuto una copia tradotta in inglese della causa, presentata al pubblico ministero del Libano lo scorso 18 maggio.

Ghosn divenne Amministratore Delegato di Nissan nel 1999, dopo aver avuto diversi ruoli in Renault in Francia tra cui quello di Vicepresidente esecutivo. La nomina ad AD dell’azienda giapponese, allora in grande crisi, avvenne dopo l’acquisto da parte di Renault del 44% di Nissan. La sua guida permise di risollevare l’azienda di Tokyo, tanto da essere nominato, nel 2005, AD di tutto il Gruppo Renault: per 12 anni fu quindi AD di due aziende, con un bizzarro avanti indietro da Parigi a Tokyo per seguire i due lati dell’Alleanza.

Fu noto, in questo periodo, anche per una sfarzosa festa a Versailles teoricamente in occasione dei 10 anni dell’Alleanza, ma che però vide la presenza quasi nulla dei membri del CDA dell’alleanza stessa e la “coincidenza” del compleanno dello stesso Ghosn, almeno secondo quanto riportato dal documentario. Nel 2017 lascia l’incarico di AD di Nissan per concentrarsi sull’Alleanza, estesa in quel periodo anche a Mitsubishi.

Alleanza Renault-Nissan-Mitsubishi

Il caso scoppiò a novembre 2018, quando fu arrestato a Tokyo per illeciti finanziari, e dopo un breve periodo in carcere, a Tokyo rimase in libertà vigilata con un continuo rimando del processo. Il 30 dicembre 2019 riuscì a fuggire dal Giappone, nascondendosi appunto in un baule tramite un collaboratore, raggiungendo Beirut. Nel 2022 il secondo mandato d’arresto, questa volta dalla Francia, per sottrazione di fondi pari a 15 milioni di euro.

Le motivazioni di Ghosn

Secondo la causa presentata dall’ex CEO, Nissan ha causato danni irreparabili alla sua reputazione: le autorità giapponesi lo hanno incriminato per aver sottostimato il suo reddito di circa 43 milioni di dollari, informati dalla stessa Nissan, che poi lo ha accusato anche di aver trasferito le sue perdite personali all’azienda giapponese. Ghosn, invece, sostiene che gli altri dirigenti abbiano cospirato per “farlo fuori”. Il motivo era la sua volontà di stringere un’alleanza anche con l’allora FCA, e i dirigenti giapponesi, già poco felici della spartizione con Renault, non volevano che andasse avanti, cosa confermata da alcune mail.

Tuttavia, è evidente che tutto il pacchetto retributivo di Ghosn era fuori dalle norme giapponesi, dove i dirigenti solitamente hanno stipendi più bassi, e aveva attirato l’attenzione anche in Francia, le cui istituzioni lo avevano obbligato più volte a ridursi lo stipendio. Gli stessi pubblici ministeri lo hanno accusato di essersi preso 16 milioni di dollari di fondi Renault per uso personale, attraverso un distributore dell’Oman, che gli avrebbero permesso anche l’acquisto di un enorme yacht.

Nissan, comunque, ha dichiarato di non essere a conoscenza della causa, e quindi di non poterla commentare.

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