La chiusura di tre stabilimenti Volkswagen in Germania e la sospensione della produzione Audi in Belgio sono un momento cruciale per l’industria automobilistica europea. Mentre il settore si orienta verso l’elettrificazione, emergono profonde ripercussioni economiche e sociali.
Secondo uno studio di Progonos pubblicato da VDA, la transizione verso l’auto elettrica potrebbe portare alla perdita di 186.000 posti di lavoro in Germania entro il 2035, di cui 46.000 già persi tra il 2019 e il 2023.
Lo studio evidenzia quattro scenari chiave riguardanti l’evoluzione del mercato del lavoro:
- Aumento della specializzazone, ma carenza di lavoratori qualificati:
Professioni come ingegneria meccanica, tecnologia operativa e IT registrano un aumento della domanda, ma la disponibilità di personale qualificato non tiene il passo. La carenza di competenze è particolarmente marcata in settori come la meccatronica e l’informatica. - Diminuzione della domanda e dell’offerta:
Alcuni settori, come la tecnologia di saldatura e la lavorazione dei metalli, stanno affrontando un calo sia nella domanda che nell’offerta. In molti casi, i pensionamenti naturali compensano la riduzione occupazionale. - Aumento simultaneo di domanda ed offerta:
Professioni legate alla tecnologia dell’informazione, meccatronica ed energia mostrano una crescita costante, con un flusso regolare di nuovi lavoratori qualificati. - Diminuzione della domanda, aumento dell’offerta:
Altri settori, come la ricerca tecnica e la gestione aziendale, vedono un eccesso di offerta rispetto alla domanda.
Questi scenari dipingono un quadro complesso in cui alcune professioni crescono, mentre altre sono destinate a scomparire.
Investimenti e trasformazione: i numeri dell’industria tedesca
L’Associazione dell’Industria Automobilistica Tedesca (VDA) ha evidenziato gli enormi investimenti necessari per sostenere questa transizione. Tra il 2024 e il 2028, le case automobilistiche tedesche e i fornitori investiranno circa 280 miliardi di euro in ricerca e sviluppo e altri 130 miliardi per riconvertire gli impianti produttivi.
La presidentessa di VDA, Hildegard Müller, ha sottolineato l’importanza di un quadro politico favorevole per sostenere questi cambiamenti:
“La transizione verso l’elettromobilità porterà inevitabilmente a perdite occupazionali, ma non rappresenta una crisi. È parte integrante della trasformazione. Tuttavia, il futuro dell’occupazione dipenderà dalle condizioni politiche che possono favorire o ostacolare gli investimenti in Germania.”
Bilancio occupazionale: perdite ma nuove opportunità
Dal 2019, il settore ha già registrato una riduzione di 75.000 posti di lavoro, in gran parte legata al calo delle professioni nella lavorazione dei metalli, mentre si è registrato un aumento di 29.000 posti in settori emergenti come la tecnologia automobilistica. Nonostante ciò, il saldo netto resta negativo e probabilmente peggiorerà senza interventi mirati.
Il rischio maggiore riguarda i fornitori di componenti tradizionali, che rappresentano il cuore pulsante dell’industria automobilistica tedesca così come di quella italiana. La mancanza di un adattamento rapido potrebbe comportare ulteriori chiusure di impianti.
La trasformazione dell’industria automobilistica non riguarda solo il passaggio a nuove tecnologie, ma richiede un ripensamento complessivo delle politiche industriali e della formazione professionale. Per mitigare l’impatto sociale, sarà necessario investire nella riqualificazione della forza lavoro e incentivare i giovani a entrare nei settori emergenti.
Le decisioni dell’Unione Europea sotto la lente: l’impatto non calcolato sui cittadini
La transizione verso l’elettrificazione dell’industria automobilistica europea è stata accelerata da una serie di normative emanate dall’Unione Europea. Tra queste, il divieto di vendere auto a combustione interna a partire dal 2035 e l’introduzione di limiti sempre più stringenti sulle emissioni di CO₂.
Sebbene tali misure siano motivate dalla necessità di contrastare il cambiamento climatico, è evidente il fallimento delle politiche adottate senza un’adeguata analisi delle ripercussioni economiche e sociali per i cittadini europei.