Peugeot 308 2021

Nessuno vuole le auto elettriche, se non ci sono gli incentivi

Le associazioni di categoria e dei consumatori chiedono al governo incentivi per l'auto elettrica temendo un crollo della quota di mercato.

Chi vuole le auto elettriche? Chi vuole le auto elettriche se non ci sono gli incentivi? Le risposte alle due domande, per altro simili, sono completamente diverse. Nel 2017 Sergio Marchionne parlava delle automobili elettriche come “arma a doppio taglio”, lanciando un appello che in troppi avevano mal considerato:

Quella dell’elettrico è un’operazione che va fatta senza imposizioni di legge e continuando nel frattempo a sfruttare i benefici delle altre tecnologie disponibili, in modo combinato”, diceva Marchionne. “È certamente più utile concentrarsi sui miglioramenti dei motori tradizionali e lavorare alla diffusione di carburanti alternativi, soprattutto il metano, che per la sua origine e le sue qualità è oggi il più virtuoso e più pulito in termini di emissioni“.

Le cose sono andate come sappiamo, l’UE è andata avanti imperterrita con le proprie imposizioni, ed ecco che i nodi arrivano al pettine. ADICONSUM, ANFIA, ANIE, ASSOFOND, CLASS Onlus, MOTUS-E, UCIMU ora hanno lanciato un appello al Governo. Nella Legge di Bilancio 2022 è infatti assente una strategia per la transizione energetica del settore automotive e per lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica private. In parole povere, il Governo, ovvero lo Stato, ovvero tutti noi, non ha messo i soldi sul piatto.

Ma perché la collettività dovrebbe mettere mano al portafoglio per finanziare “la transizione energetica”? Semplice: senza interventi strutturali, molto probabilmente nel 2022 la quota di mercato dei veicoli a zero o ridottissime emissioni precipiterà. Motivo? Senza incentivi le auto elettriche costano troppo e nessuno le vuole.

Vediamo i numeri: mentre all’inizio dello scorso anno l’elettrico faceva mensilmente il 4,7 per cento del mercato, ed ha concluso con il 13,6 per cento di dicembre, quest’anno rischia di assestarsi su valori tra il 6 e il 7 per cento, ben lontani dalle previsioni per gli altri Paesi europei, che ovviamente dispongono magari di centrali nucleari con le quali alimentare le auto.

Cosa viene chiesto al Governo?

  • Prosecuzione dell’ecobonus nel triennio 2022-24 con una progressiva rimodulazione degli incentivi nel tempo.
  • Interventi per le infrastrutture di ricarica private: prosecuzione del credito di imposta del 50 per cento per le utenze domestiche, le piccole imprese e partite IVA e una misura per lo sviluppo della ricarica all’interno dei condomini.
  • Andrebbe inoltre aggiunta l’inclusione delle spese per la ricarica nei sistemi di welfare aziendale, come oggi già avviene per le carte carburante, e la previsione di una specifica tariffa elettrica dedicata alla mobilità privata, simile alla tariffa domestica.
  • Infine, per la transizione delle imprese della filiera, misure a sostegno della riconversione industriale e dei lavoratori, indispensabili per non perdere competitività.

Il rischio, secondo le associazioni, è penalizzare molti cittadini, escludendoli completamente dall’accesso alle tecnologie più efficienti, che senza incentivi non sarebbero competitive.

Quindi, riassumiamo. Le auto elettriche costano troppo ed il mercato non sta in piedi se non con incentivi statali. Ringraziamo ancora una volta la miopia delle menti che regolano la UE per l’incredibile mossa di aver paralizzato il mercato auto. Sia chiaro: le case automobilistiche, e la relativa filiera, in questo caso sono da considerarsi vittime, così come lo sono i cittadini europei.

 

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