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In Australia usano l’olio di semi esausto per la ricarica delle auto elettriche

BiØfil è un sistema australiano che usa l'olio vegetale di scarto delle friggitrici per caricare le auto elettriche a 50 kW.

Si può usare l’olio di semi usato nelle friggitrici per alimentare la ricarica delle batterie delle auto elettriche. Lo dimostra Polestar, che ha attraversato 700 chilometri nella pianura di Nullabor nel sud dell’Australia, con l’aiuto di un nuovo caricatore veloce alimentato dall’olio di scarto.

La pianura di Nullabor è una distesa di 200.000 chilometri quadrati di pianura quasi senza alberi che attraversa l’Australia meridionale e occidentale, misurando circa 1.100 km nel suo punto più largo. E’ sempre stata considerata off limits per i veicoli elettrici, ovviamente per grandi distanze e la mancanza di infrastrutture di ricarica.

Come fare quando non ci sono colonnine?

Ci ha pensato l’ingegnere australiano in pensione e inventore Jon Edwards, che ha sviluppato un nuovo caricatore veloce per auto elettriche noto come BiØfil. Anzichè utilizzare pannelli solari, che nel deserto non sarebbero neanche male, è alimentato da olio vegetale di scarto del ristorante autogrill che si trova a Caiguna. Per dare l’idea, la stazione di ricarica BiØfil si trova a 370 km a ovest del confine con l’Australia del Sud e a 370 km a est della città australiana occidentale di Norsemen, nel punto di accesso alla pianura di Nullarbor.

La Polestar 2 Long Range Single Motor ha completato il viaggio caricando unicamente a Caiguna.  La stazione può fornire 50 kW, abbastanza per caricare l’auto all’80% in più di un’ora e la ricarica è stata sufficiente per consentire alla Polestar 2 di attraversare il Nullarbor, su un percorso complessivo di 720 km.

BiØfil usa un generatore a combustibili fossili per estrarre energia dall’olio di scarto. Il tutto però sarebbe a impatto zero. L’olio vegetale per le friggitrici proviene da colture di semi, come canola e girasole, che assorbono CO2 e luce solare, e la CO2 prodotta per alimentare il sistema di carica è l’equivalente della CO2 assorbita. Sarà vero? Per ora vogliamo crederci.

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L’olio della frittura batte l’energia solare, almeno per ora.

Il costo dell’installazione di un caricatore veloce elettrico equivalente ad energia solare è cinque volte maggiore rispetto all’unità di ricarica veloce BiØfil. Non solo, l’energia solare non sarebbe stata economicamente fattibile per un luogo così poco trafficato, dovendo mettere in rete il surplus di energia oppure installare un pacco batterie per immagazzinarla. BiØfil risulterebbe quindi la soluzione provvisoria ecologica per gli EV che attraversano il Nullarbor in questo momento.

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