Da un certo punto di vista Aston Martin DBX è il modello della rinascita della casa inglese. Chiaro, DB11, DBS, Vanquish e tutte le altre sono a listino da tempo, ma nel mondo che vuole i SUV, è il SUV che devi proporre. A meno che tu sia Ferrari, ovviamente. Vediamo allora com’è andata la prova di questa Aston Martin in versione SUV, nella recensione su strada e offroad.
Aston Martin DBX: me la consigli?
Si può consigliare o non consigliare una vettura da 200.000 €? Una bella domanda non trovate? Qualcuno potrebbe dire che a quella cifra si può prendere una Portofino o una Urus, che è vero ma non è questo il punto. Premesso che il prezzo la tiene lontana dai comuni mortali, c’è da ammettere che la DBX emette fascino anche a distanza: forme uniche e riconoscibili, ma soprattutto lo spirito inglese al 100%. Se volete distinguervi con un prodotto che difficilmente andrà in mano a rapper più o meno famosi o a calciatori tatuati più o meno famosi, e se volete un SUV che abbia stile, DBX fa al caso vostro.
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Siamo inglesi, ci piacciono le auto
Ci sono voluti 107 anni di storia prima di decidere di produrre un SUV con il marchio Aston Martin. E se deve essere, si saranno detti, che sia fatto bene. Primo ingrediente: originalità. C’è chi prende il meglio e lo assembla, c’è chi prende auto della propria gamma e le alza in tutti i sensi e chi le fa con lo stampino. Aston Martin è partita da zero, cercando di preservare i canoni del design degli ultimi modelli, ma con un progetto che trasmettesse passione per le auto. Per essere un SUV la linea è sportiva, mixata ad elementi morbidi ed elementi spigolosi e rigidi, con un effetto ben riuscito. Ci sono le proporzioni, tutte le linee hanno una ragione di esistere e non sono buttate dentro per riempire i vuoti. Il risultato è elegante, è di cuore ed è anche un po’ di cattiveria, come ci si aspetta da un’auto inglese.
Gli interni sono ovviamente realizzati a mano, e rifiniti con con la massima cura. Non c’è nessuna plasticaccia in vista o nascosta, aprendo e chiudendo i cassetti portaoggetti, o cercando di mettere in crisi qualche particolare, ma non ci sono vibrazioni o scricchiolii. Personalmente trovo ci sia un po’ troppa ostentazione nella pelle ovunque e la tonalità monocolore, avrei gradito qualche particolare meno vistoso ma probabilmente non tutti amano l’understatement, anche a certi livelli.
Su strada ma soprattutto in fuoristrada
Motore e assetto per garantire il massimo confort. Bastano pochi chilometri per capire la direzione nella quale si sono mossi gli ingegneri inglesi. Sulla DBX sembra di stare seduti su un’astronave, sulla quale è possibile inserire la “modalità lirica”. Un termine che non vuol dire, ovviamente, di superare i limiti di velocità, quanto piuttosto di far cantare il motore. E vi assicuro che quando di scalda, canta come un tenore della Scala, con tanto di applausi del pubblico circostante.
Sotto al cofano c’è infatti un bel V8 4.0 biturbo di origine AMG ovvero Mercedes, che eroga 550 CV e 700 Nm tutti da gustare, ma senza esagerare visto che, dopo tutto, si tratta di un SUV. Effettivamente si avverte l’inerzia delle 2,2 tonnellate e quando si cerca di portarla su strada in allegria bisogna sempre ricordare la massa che ci si porta dietro. Da sottolineare come la DBX sia incollata alla strada anche quando si ha voglia di strapazzarla un po’: non si scompone grazie anche agli innumerevoli controlli elettronici.
Il bello allora, è andare a vedere fino a che punto un SUV può uscire dalla strada asfaltata. Sentiero completamente pieno di fango: superato senza problemi. Salite ripide, buche, ancora fango, discese, guadi, sterrato e ghiaia: affrontati con la spensieratezza di un pilota professionista. Il merito ovviamente non è mio, ma di tutte le centraline e di tutti i sistemi elettronici che aiutano nella guida per avere la massima trazione e zero slittamenti.
Si, un percorso off-road che avrei pensato fosse impossibile per un mezzo di tale stazza, se non l’avessi fatto in prima persona. Dove immaginavo potesse passare solo una Panda 4X4, la DBX si è mossa con disinvoltura, quasi fosse un percorso quotidiano.
W l’Inghilterra
Lo cantava Claudio Baglioni e a questo punto lo canto anch’io. Abbiamo scoperto che sotto sotto c’è un po’ di Germania, ma tutto il resto emana quel senso di passione per le auto hanno gli inglesi, che ha molto in comune con il nostro. Un’auto da gentleman per chi non deve dimostrare niente a nessuno, che ha un bel sound e che, quando serve, dimostra una maneggevolezza inaspettata, anche fuori strada. Qualcuno la chiama britishness, per ora ci piace chiamarla con il suo nome: Aston Martin DBX.