Alfa Romeo celebra i 70 anni della Giulietta Berlina, presentata nel 1955 al Salone di Torino. Compatta, raffinata e brillante su strada, ha segnato il passaggio della Casa del Biscione alla produzione industriale, conquistando il pubblico e ridefinendo il concetto di berlina sportiva in Europa. Non solo icona tecnica, ma anche culturale, grazie alla sua presenza nel cinema e nei momenti chiave della società italiana.
Giulietta Berlina: 70 anni di un’icona Alfa Romeo che ha fatto la storia dell’auto italiana

Il 20 aprile 1955, al Salone dell’Automobile di Torino, Alfa Romeo svela al pubblico una vettura destinata a scrivere un nuovo capitolo nella storia dell’automobile: la Giulietta Berlina. È il primo modello compatto della Casa milanese capace di unire spirito sportivo, design curato e funzionalità quotidiana, anticipando ciò che sarebbe poi diventato il concetto di berlina premium accessibile.
La Giulietta Berlina arriva un anno dopo il successo della Giulietta Sprint, coupé disegnata da Franco Scaglione per Bertone, che aveva stupito per linea e prestazioni. La Berlina nasce per dare seguito a quell’entusiasmo, offrendo una carrozzeria a quattro porte adatta alla famiglia, senza rinunciare alla grinta tipica del marchio.
Equipaggiata con un motore quattro cilindri bialbero da 1.290 cm³, realizzato in alluminio – una scelta allora inedita nella produzione su larga scala – era in grado di raggiungere i 140 km/h, mantenendo un peso contenuto di 870 kg. Soluzioni meccaniche raffinate come la distribuzione a doppio albero a camme, le sospensioni indipendenti e la costruzione leggera contribuivano a un comportamento dinamico preciso e coinvolgente.
Design e funzionalità in equilibrio

Esteticamente, la Giulietta Berlina riprende alcuni tratti della Sprint, soprattutto nel frontale, prefigurando un’identità stilistica che sarebbe stata riconoscibile negli anni a venire. L’abitacolo è pensato per offrire comfort e praticità, con soluzioni funzionali come il cambio al volante – poi sostituito, dal 1957, da una leva a pavimento – e il freno a mano posizionato sotto la plancia.
La cura per le finiture e i materiali, insieme a un abitacolo accogliente, la rende una delle berline più avanzate del suo tempo. La Giulietta è anche tra le prime a proporre varianti come la Spider e la Promiscua, declinazioni pensate per mercati e stili di vita differenti.
L’ingresso nell’era della produzione moderna
Il modello segna anche un passaggio decisivo per lo stabilimento di Portello, che abbandona gradualmente la logica artigianale per accogliere una catena di montaggio moderna, riprogettata grazie all’intervento dell’ingegnere Rudolf Hruska. Da una capacità produttiva di circa 50 vetture al giorno, si arriva a 200 unità quotidiane nel giro di pochi anni. Una trasformazione che posiziona Alfa Romeo tra i protagonisti dell’industria automobilistica europea del dopoguerra.
Un’auto che entra nella cultura italiana

La Giulietta non resta confinata ai dati tecnici: conquista anche il cuore degli italiani, entrando nel cinema, nella pubblicità e nella vita quotidiana. Appare ne I mostri di Dino Risi, su set con Sophia Loren e Vittorio Gassman, e l’esemplare numero 100.001 viene dedicato all’attrice Giulietta Masina, icona della dolcezza femminile, legando così ulteriormente il modello alla cultura popolare.
Sull’origine del nome Giulietta esistono versioni contrastanti: una attribuisce l’idea alla moglie del poeta Sinisgalli, l’altra a un nobile russo che, ironizzando sul fatto che Alfa avesse solo “Romeo”, suggerì la nascita di una “Giulietta”. In entrambi i casi, il risultato è un nome che ancora oggi evoca fascino, italianità e carattere. Tra il 1954 e il 1965, oltre 177.000 Giulietta vengono prodotte nelle sue diverse versioni, di cui più di 130.000 in variante Berlina.
L’eredità della Giulietta
Il successo della Giulietta apre la strada alla futura Giulia, introdotta nel 1962, che ne affina i contenuti tecnici e ne rinnova il linguaggio estetico. Ma è la Giulietta ad avere acceso la miccia: la vettura che ha portato il piacere di guida Alfa Romeo in una nuova dimensione, dimostrando che sportività e praticità possono convivere.