Le accise sui carburanti sono un argomento di grande attualità, dato che hanno un impatto diretto sui prezzi dei rifornimenti delle auto e sulle politiche ambientali di molti Paesi, Italia compresa. L’imposizione di tasse sui carburanti, conosciuta anche come accisa, ha una lunga storia ed è stata introdotta per motivi fiscali, ma oggi viene utilizzata sempre più spesso come strumento per ridurre le emissioni e raggiungere gli obiettivi green.
In questo articolo, esploreremo in dettaglio cos’è l’accisa sui carburanti, come funziona e quali sono i suoi effetti sui prezzi dei carburanti. Inoltre, analizzeremo la situazione delle accise sui carburanti in Italia e le politiche per ridurre le emissioni di gas serra attraverso questa tipologia di imposta, incentivando allo stesso tempo soluzioni più pulite come l’elettrificazione, gli e-fuel e i biocarburanti.
Contenuto dell'articolo:
Cosa sono le accise sui carburanti
Le accise sui carburanti sono tasse che vengono imposte dal Governo sui rifornimenti delle auto. I motivi sono molteplici e vanno dalla generazione di entrate per le casse statali, alla copertura dei costi delle infrastrutture stradali, fino alla riduzione delle emissioni di gas serra. Le accise sono state introdotte per la prima volta in Italia nel lontano 1935, anno della guerra in Abissinia, e sono in vigore ancora oggi.
Il livello delle accise sui carburanti varia a seconda del Paese e la sua rilevanza è legata all’influenza che la tassa ha sui prezzi dei carburanti per i consumatori: in generale, maggiore è l’accisa imposta, maggiore è il prezzo finale del carburante.
L’elenco delle accise
Vediamo quali sono le accise in euroche gravano sul prezzo dei carburanti in Italia:
– guerra d’Etiopia (1935) – 0,0981 centesimi;
– crisi di Suez (1956) – 0,0723 centesimi;
– disastro del Vajont (1963) – 0,516 centesimi;
– alluvione di Firenze (1966) – 0,516 centesimi;
– terremoto del Belice (1968) – 0,516 centesimi;
– terremoto del Friuli (1976) – 0,511 centesimi;
– terremoto dell’Irpinia (1980) – 3,87 centesimi;
– missione Onu in Libano (1983) – 10,6 centesimi;
– missione Onu in Bosnia (1996) – 1,14 centesimi;
– rinnovo contratto autoferrotranvieri (2004) – 2 centesimi;
– acquisto autobus ecologici (2005) – 0,5 centesimi;
– terremoto de L’Aquila (2009) – 0,51 centesimi;
– finanziamento alla cultura (2011) – 0,71 centesimi
– crisi migratoria libica (2011) – 4 centesimi;
– alluvione in Toscana e Liguria (2011) – 0,89 centesimi;
– decreto “Salva Italia” (2011) – 8,20 centesimi;
– terremoto dell’Emilia (2012) – 2,40 centesimi;
– finanziamento del “Bonus gestori” (2014) – 0,5 centesimi;
– finanziamento del “Decreto fare” (2014) – 0,24 centesimi – scaduto;
Va ricordato che un aggiornamento dell’Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli ha stabilito che l’aliquota di accisa è fissata a 728,40 euro per ogni mille litri di benzina.
Una trasformazione significativa è avvenuta nel 2013, quando le tasse sul carburante sono state ridefinite come “strutturali” piuttosto che di carattere eccezionale. Ciò significa che queste tasse sono diventate parte integrante del sistema fiscale e non più misure occasionali o temporanee. Questo cambiamento ha riflettuto una maggiore stabilità nell’imposizione fiscale e nell’utilizzo delle entrate provenienti dalle accise.
Gli effetti delle accise sui carburanti
Le accise sono determinate dal Governo in base a diversi fattori, tra cui le esigenze fiscali, la volatilità dei prezzi del petrolio, il tasso di cambio valutario, gli obiettivi ambientali e il costo delle infrastrutture stradali.
In Italia, per dare un’idea, l’imposta rappresenta circa il 40% del prezzo al dettaglio dei carburanti, al netto dell’Iva.
In alcuni casi, inoltre, l’aumento delle accise sui carburanti può anche avere un effetto cascata sui prezzi di altri settori mercelologici, visto che le spese di trasporto e di produzione aumentano a causa dei maggiori costi dei carburanti. Ad esempio, un aumento della tassa può causare un incremento dei prezzi degli alimenti, poiché i costi di produzione e di distribuzione aumentano.
In molti Paesi, le accise sui carburanti sono utilizzate come strumento per incentivare l’uso di veicoli a basse emissioni o per finanziare progetti di energia pulita.
Le accise sui carburanti in Italia
In Italia, le accise sui carburanti sono fissate a livello nazionale e includono sia l’accisa specifica che l’Iva. La tassa differisce a seconda della tipologia di carburante: pesa di più su benzina e gasolio, molto meno sul GPL.
Per monitorare l’andamento delle accise nel nostro Paese, è possibile consultare le rilevazioni settimanali del MISE.
Come risparmiare
Le accise sui carburanti rappresentano un importante strumento di politica fiscale e ambientale in Italia. Da una parte il loro impatto sui prezzi dei rifornimenti e sui costi di altri prodotti è senza dubbio significativo. Dall’altra parte, rispetto al passato oggi l’obiettivo principale delle accise è quello di incentivare l’uso di carburanti green e finanziare progetti di energia pulita.
Per tutti questi motivi, l’aumento delle accise sui carburanti rimane un argomento delicato, che richiede un equilibrio tra gli interessi ambientali e quelli economici. C’è però la possibilità di risparmiare con le pompe bianche: qui tutti i distributori no logo in Italia.
—-
Vi invitiamo a seguirci su Google News su Flipboard, ma anche sui social come Facebook, Twitter, Pinterest e Instagram. Non esitate a condividere le vostre opinioni e le vostre esperienze commentando i nostri articoli.