Fiat 500 e Fiat 600 sono le due vetture con le quali Fiat ha “motorizzato” l’Italia. Due icone, con la prima che vive tutt’ora in versione elettrica, che hanno visto nascere anche delle versioni un po’ più piccante, come per esempio la Abarth 850 TC (“Turismo Competizione“) ricavata da Carlo Abarth proprio rielaborando la Fiat 600.
Piccola ma scattante, è il simbolo di un’Italia che si trasforma e che comincia a guardare non più all’auto solo come mezzo di trasporto, ma anche come mezzo per divertirsi.
Abarth 850 TC: tutta un’altra auto
È nel febbraio del 1961 che Carlo Abarth produce una delle sue rielaborazioni più fortunate e apprezzate. Il fondatore dello Scorpione parte da una Fiat 600 D con motore quattro cilindri in linea di 767 cm cubi, aumentandone la cilindrata fino a 847. Aggiunge poi nuovi pistoni, che portano il rapporto di compressione a 9,2:1, e adotta un nuovo asse a camme più spinto, insieme a un carburatore Solex da 32, un nuovo filtro dell’aria, un nuovo albero motore e, infine, uno scarico adeguato per questo utilizzo sportivo.
Grazie alla trasformazione, Abart 850 TC raggiunge 52 CV di potenza a 5800 giri al minuto, per una velocità massima di 140 km/h. Nuovi anche i freni, resi a disco anziché a tamburo (ma solo all’anteriore) per meglio sopportare la rinnovata potenza. Ciò su cui lavora Abarth è anche il radiatore dell’acqua, uno dei punti deboli della 600: nella familiare del Lingotto è infatti posticino al motore, sul retro, che per quanto dotato di ventola non riceve sufficiente aria.
La Abarth 850 TC vede quindi modificata la coppa e inserire un radiatore dell’olio nel circuito di lubrificazione, prima sotto l’abitacolo e poi spostato sotto il paraurti posteriore. Anche l’estetica, naturalmente cambia: bianca, come solo le iconiche Fiat-Abarth sanno essere, interni più spartani per ridurre il peso, e un po’ di cattiveria in più.
È del resto così che nasce una vettura perfetta per le competizioni.
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