Quali sono le 5 youngtimer da comprare come investimento? La domanda me la fanno un po’ tutti e, sebbene non sia possibile prevedere esattamente il mercato futuro delle youngtimer, proviamo a scoprire quelle che potrebbe valere la pena tenere d’occhio.
Vediamo allora le caratteristiche di cinque youngtimer a benzina dal carattere esuberante che può valere la pena mettersi in garage, sia per quanto riguarda la fruibilità quotidiana che un certo piacere di guida, oltreché in un’ottica di una eventuale rivalutazione futura.
Renault Clio 2 2.0 Sport RS
Debutta sul mercato a metà del 2000 ed è fondamentalmente l’erede spirituale e meccanica della della Clio Williams, il DNA sportivo ed il cuore sono gli stessi. Il corpo vettura è quello della versione a tre porte della seconda generazione dell’utilitaria della Regie, accoppiato al motore da 1.998 cc della Williams, qui portato a ben 172 cv.
Questa Renault Clio è un’automobile molto analogica, le concessioni all’elettronica sono poche, giusto l’ABS coadiuva l’impianto frenante. All’esterno si distingue dalle sorelle meno dotate in cavalleria per il paraurti anteriore specifico, i passaruota anteriori leggermente allargati ed i cerchi dedicati da 15”. Non è certo proposta ad un prezzo popolare, il listino di giugno 2000 la quota a Lit. 36.920.000.
La Clio 2.0 Sport RS è molto veloce, con una punta di 216 km/h ed uno 0-100 percorso in 7,4”. Col restyling dell’estate del 2001 la vettura subisce alcune modifiche, tra cui il nuovo frontale, che pur allineato nell’aspetto a quello della nuova gamma Clio mantiene la peculiarità di paraurti e parafanghi anteriori specifici. Verso fine carriera il motore subisce un ulteriore incremento di potenza di una decina di cavalli, arrivando a 182. Sono varie le serie speciali, soprattutto negli ultimi anni di produzione, tra cui la Team e la Ragnotti. Esce di produzione nel 2005. Se segue le orme delle altre piccole Renault dopate che l’hanno preceduta è destinata ad un’ottima rivalutazione futura.
Alfa Romeo 145 2.0 Twin Spark Quadrifoglio Verde
Non si può certo dire che l’Alfa 145, con la sua linea disegnata da Chris Bangle, pecchi di personalità. La 2.0 Twin Spark Quadrifolgio Verde si pone al vertice della gamma. Arriva nel 1995, un anno dopo il debutto del nuovo modello, come sostituta della 1.7 16v dotata del boxer della 33, giudicato non all’altezza per la versione di punta.
Il 1.7 Alfa Romeo resta comunque in listino fino al 1997, anno in cui in occasione de restyling tutta la vecchia gamma di motori boxer viene sostituita dai Pratola Serra. La 145 TS QV monta il 1.998 cc aspirato da 150 cv; il cuore è in comune con altre Alfa Romeo del periodo votate alla sportività, quali per esempio Il GTV coupé e lo spider della serie 916. Percorre lo 0-100 km/h in 8,4” ed ha una velocità di punta di 210 km/h.
La caratterizzazione sportiva della QV é lasciata alle minigonne sottoporta, ai cerchi specifici ed ai sedili anteriori profilati. Debutta sul mercato a Lit 33.700.000; nonostante il costo importante viene prodotta fino al 2001 in circa 18.000 esemplari.
Volkswagen Golf 4 1.8 T GTI
E’ commercializzata a partire dall’autunno 1998 al prezzo base di Lit 41.000.000 per la tre porte ed è disponibile anche con carrozzeria a cinque porte. Il motore è il 1.8 turbo da 150 cv derivato da quello dell’Audi A4, portati poi a 180 dal 2001.
Esternamente, a parte la sigla GTI a destra del portellone, è indistinguibile dalle altre Golf 4. Nei primi due anni di produzione sono una peculiarità di questa versione i cerchi in lega da 16”, poi adottati dal resto della gamma. L’interno è caratterizzato dai sedili Recaro. Lo 0-100 km/h viene coperto in 8,6” e la velocità di punta è di 210 km/h.
Sicuramente la Golf 4 è la più austera delle GTI. Sia di quelle che l’hanno preceduta che di quelle che l’hanno seguita. Se è vero che l’aspetto è lo specchio dell’anima, potremmo definire questa macchina come l’emblema della robustezza, più costruita per durare che per apparire. Questa Volkswagen Golf rimane in produzione fino al 2004 senza subire particolari stravolgimenti alla linea che possano portare a pensare ci sia stato un vero e proprio restyling.
Fiat Bravo 2.0i 20v HGT-155 20v cat HGT
La Fiat Bravo 2.0i HGT si pone al vertice della gamma della media torinese. Monta il 2 litri da 147 cv a cinque cilindri in linea , quattro valvole per cilindro, dotato di punterie idrauliche e variatore di fase già utilizzato su altre vetture del gruppo, tra cui l’ammiraglia Lancia K. Debutta nelle concessionarie nel 1995 al prezzo di Lit 32.700.000. Come la Golf 4 GTI, concorrente diretta, è più votata ad essere una stradista che permette medie autostradali elevate, quasi una piccola granturismo, piuttosto che a prestazioni da primato.
I ritocchi in chiave sportiva sono pochi, tanto da renderla facilmente confondibile con la meno performante 1.8 GT, con la quale ha alcuni elementi dell’abbigliamento in comune. La HGT monta di serie uno spoiler posteriore, minigonne sottoporta specifiche e cerchi in lega. All’interno troviamo i sedili anteriori profilati e la strumentazione a fondo bianco. In occasione del restyling del 1999 Fiat aumenta la sua potenza a 155 cv ed il listino lievita a Lit 35.300.000. La velocità massima è di circa 210 orarie lo 0-100 viene percorso in 8,5”, prestazioni del tutto simili a quelle della concorrente della casa di Wolfsburg.
Mercedes W202 C200 Kompressor
Come dimensioni e peso è la più grande delle auto prese in esame, oltre ad essere l’unica a trazione posteriore e l’unica dotata di un compressore volumetrico. La linea è disegnata da Bruno Sacco e riprende in piccolo gli stilemi della Classe S W140; è l’ultima Mercedes disegnata secondo i canoni stilistici classici della stella a tre punte.
Il motore deriva dal ben noto quattro cilindri di 1.998 cc M111 già visto in versione aspirata su altre vetture Mercedes, qui dotato di compressore a lobi con una potenza massima di 180 cv. Quest’unità è specifica per i mercati italiano, greco e portoghese, che nel 1995, quando debutta questa versione, sono ancora vessati dalla cosiddetta iva pesante sulle nuove immatricolazioni per le cilindrate oltre i due litri benzina e due litri e mezzo a gasolio; nel caso dell’Italia l’aliquota è fissata al 38%.
Negli altri paesi europei la classe C kompressor è venduta esclusivamente con il 2,3 litri da 193 cv. Inizialmente è disponibile solo come berlina tre volumi quattro porte declinata in quattro allestimenti: Classic, Espit, Elegance e Sport. I prezzi variano da Lit 56.700.000 per la Classic alla base della gamma fino a Lit 62.050.000 della Sport. A parte la scritta Kompressor al posteriore, sempre che il cliente non decida di rimuoverla, nulla distingue le sovralimentate dalle altre W202 aspirate.
Nella più pura tradizione Mercedes dell’epoca tutto è optional, compresi i cerchi in lega, che di serie sono appannaggio della sola Sport. Nel 1996, con l’introduzione della variante station wagon, la potenza passa a 192 cv, diventando analoga a quella della 230 kompressor. Sul 2.0, per ovvie ragioni di coppia dovute alla cilindrata, l’erogazione è comunque un po’ più ruvida che sul 2.3.
Le prestazioni raggiunte dalla C200 Kompressor sono di tutto rilievo, nonostante la mole della macchina, con uno 0-100 km/h percorso in 7,2” ed una velocità di punta di 225 orari. Nel 1997 la W202 subisce un piccolo restyling, con paraurti ridisegnati e modifiche più consistenti all’arredamento interno. Esce di produzione nel 2001. La prima generazione della classe C è una delle ultime Mercedes, se non l’ultima, costruite per durare; a distanza di oltre 25 anni dal debutto sul mercato sono ancora parecchi gli esemplari in circolazione in uso quotidiano.
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