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Che probabilità ci sono che i cinesi producano auto in Italia?

L’industria automobilistica italiana si trova di fronte ad un cambiamento importante, grazie all’arrivo di nuovi attori sullo scenario produttivo nazionale. Se fino a qualche anno fa il “costruttore nazionale” impediva di fatto qualsiasi tipo di concorrenza, oggi grazie alle scelte […]

L’industria automobilistica italiana si trova di fronte ad un cambiamento importante, grazie all’arrivo di nuovi attori sullo scenario produttivo nazionale. Se fino a qualche anno fa il “costruttore nazionale” impediva di fatto qualsiasi tipo di concorrenza, oggi grazie alle scelte di Tavares e Stellantis l’intervento cinese viene visto come provvidenziale.

Pare proprio che il colosso cinese Chery si sta muovendo per arrivare in Italia non solo come venditore, ma anche come produttore automobilistico nel nostro Paese. La questione ora è se queste intenzioni si concretizzeranno effettivamente in impianti di produzione in Italia.

Chery, il gigante automobilistico cinese che in meno di vent’anni è passato da una produzione annuale di 2.000 vetture a 730.000, mira a espandere la propria influenza in Europa, con l’Italia che figura tra le possibili destinazioni per il secondo stabilimento europeo dell’azienda, dopo quello previsto in Spagna, vicino a Barcellona.

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Image: Omoda Chery

Le trattative tra il presidente di Chery, Yin Tongyue, ed il governo italiano, rappresentato dal ministro Adolfo Urso, hanno già avuto luogo. Durante questi incontri, è stata esplorata la possibilità di utilizzare stabilimenti dismessi o in via di dismissione, come lo stabilimento ex Maserati a Grugliasco e gli impianti ex Fiat di Termini Imerese, che offrono già un ecosistema adeguato in termini di infrastrutture e forza lavoro qualificata.

Parallelamente, Chery sta lavorando con Diversa, una nuova società di distribuzione creata dai gruppi Intergea e AutoTorino, per creare un hub di importazione e commercializzazione dei veicoli cinesi in Italia. La produzione locale di questi veicoli potrebbe offrire vantaggi significativi, come l’eliminazione dei dazi sulle importazioni, che l’Europa si prepara a introdurre, e potrebbe rappresentare un impulso occupazionale notevole. Ad esempio, il primo stabilimento di Chery a Barcellona prevede di impiegare circa 1.250 lavoratori.

L’eventualità che Chery inizi la produzione in Italia potrebbe rappresentare un momento di rinnovamento per l’industria automobilistica nostrana, offrendo nuove opportunità di lavoro e stimolando l’innovazione tecnologica. Ovviamente, la realizzazione di questi progetti dipenderà dalla capacità di Chery di penetrare nel complesso panorama burocratico ed economico italiano, nonché dalla disponibilità del governo italiano a sostenere tali iniziative con politiche adeguate.

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